Grigio asinello, paziente Grigio asinello paziente stremato, sotto il sole cocente, che, giravi�?giravi�?intorno al pozzo nell’assetato orto, vicino al mare, spingendo l’asse della ruota che alzava secchielli gocciolanti: scrosci d’acqua che cadevano nel fosso.
Magro asinello schiavo, con grande pena ti guardavo: il pesante giogo addosso, mosse lente, sempre uguali, cerchi di passi uno sull’altro dall’alba al torrido tramonto. Testa bassa e sguardo fisso allo stretto orizzonte di zoccoli e di impronte.
Ogni giorno, sull’assolata via, che portava al sottopasso della vecchia ferrovia ti passavo accanto e, per un momento, prendevo un po�?della Tua tristezza, per farti compagnia. Sotto il giogo chino, tu non mi vedevi, ma certo mi sentivi, e ruotando le lunghe orecchie di velluto, attento, mi seguivi.
Stanco asinello triste e muto, forse ascoltavi il ritmo delle onde, o le grida dei bimbi, là in fondo, sulla spiaggia lontana, unica variante al tuo vano girotondo. Esausto tracciavi anelli, sempre uguali, battendo, con cadenze regolari, un tempo che fluiva in piccoli canali: freschi e fugaci ruscelli subito succhiati dalla sete dell’argilla. Con dura e monotona fatica spingevi, sull’arido quadrante, la pesante asta dei minuti del lento orologio della vita.
Caro asinello paziente, della mia prima giovinezza, che giravi, giravi invano, intorno al pozzo, forse, un po�?di quella Tua tristezza, piange ancora
nella parte più segreta del mio cuore. (dal web - autore non segnalato) |