Mirko Basaldella - La strage degli Innocenti (1930) la poetica classica mettendola al servizio dell'opera didattica di evangelizzazione, descrive nell'Hymnus Epiphaniae, la Strage degli Innocenti in toni fortemente drammatici: -
[...] satelles i, ferrum rape, /perfunde cunas sanguine. -
([...]Vai o guardia del corpo, afferra la spada, /riempi le culle di sangue). Nella descrizione che segue i versi si fanno truculenti, parlano dei corpicini orrendamente mutilati, mentre i piccoli sventurati vengono chiamati flores martyrum e prima Christi victima. I versi di Prudenzio sono stati sicuramente un'importante fonte di ispirazione per i tanti artisti che hanno lavorato, in ogni genere espressivo, per rappresentare la scena del massacro. Tra le miniature alto medievali che riportano la rappresentazione della Strage va menzionato almeno il Codex Egberti risalente al X secolo, esempio prezioso di arte ottoniana. La scena in esso raffigurata da un ignoto maestro nordico richiama prepotentemente la nostra attenzione sulla moltitudine della vittime che si accatastano al suolo e sulla inconciliabilità tra le spietate ragioni del potere da un lato, impersonato da Erode a dai suoi accoliti, e le ragioni dell'amore materno, che si esprimono nei gesti disperati del cordoglio funebre. Nicolas Poussin, 1628-1629, olio su tela, Chatilly, Musée Condé Lo stesso contrasto tra la ferocia del potere politico e la tenerezza degli affetti delle madri, dà forma alla scena raffigurata nell'affresco di Giotto(1267-1337) presso la Cappella degli Scrovegni a Padova. In alto, su una tribuna, Erode ordina il massacro che i sui sicari intabarrati eseguono con freddo scrupolo; a fronte di essi, una moltitudine di madri dolenti invoca pietà, ma sembra anche volere coraggiosamente opporre i propri corpi all'eccidio, formando una scena nella quale risalta quella che oggi chiameremmo "contrapposizione di genere". Peter Paul Rubens, olio su tavola, 199 x 302 cm, c. 1637, Alte Pinakothek, Munich L'affresco, nella studiata disposizione degli episodi del racconto evangelico che coprono le pareti della cappella, è posto di fronte alla scena della Crocifissione di Gesù: l'infante che, con il sacrifico dei piccoli martiri, si era salvato dal massacro e che muore ora, innocente e martirizzato, per la salvezza dell'umanità. Sono ancora le madri le protagoniste della scena che Duccio di Buoninsegna (ca. 1255-1319) ci consegna nella tavola del Museo dell'Opera del Duomo in Siena: esse stanno ammassata in disparte, affrante dal dolore e stringono al petto i corpicini martoriati, come tante icone della Madonna col Bambino. Nel campo della scultura vanno almeno citate, per la loro drammatica essenzialità, la rappresentazione della Strage di Giovanni Pisano, che troviamo in uno dei pannelli in marmo che formano il pulpito della chiesa di Sant'Andrea in Pistoia e quella di Lorenzo Maitani posta tra i bassorilievi del terzo pilastro del Duomo di Orvieto. |