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O poesia poesia poesia -Dino Campana-
O poesia poesia poesia Sorgi, sorgi, sorgi Su dalla febbre elettrica del selciato notturno. Sfrenati dalle elastiche silhouttes equivoche Guizza nello scatto e nell'urlo improvviso Sopra l'anonima fucileria monotona Delle voci instancabili come i flutti Stride la troia perversa al quadrivio Poiché l'elegantone le rubò il cagnolino Saltella una cocotte cavalletta Da un marciapiede a un altro tutta verde E scortica le mie midolla il raschio ferrigno del tram Silenzio - un gesto fulmineo Ha generato una pioggia di stelle Da un fianco che piega e rovina sotto il colpo prestigioso In un mantello di sangue vellutato occhieggiante Silenzio ancora. Commenta secco E sordo un revolver che annuncia E chiude un altro destino. | Tempi brutti per la poesia -Bertolt Brecht-
Sì, lo so: solo il felice È amato. La sua voce È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella.
L'albero deforme nel cortile È frutto del terreno cattivo, ma Quelli che passano gli danno dello storpio E hanno ragione.
Le barche verdi e le vele allegre della baia Io non le vedo. Soprattutto Vedo la rete strappata del pescatore. Perché parlo solo del fatto Che la colona quarantenne cammina in modo curvo? I seni delle ragazze Sono caldi come sempre.
Una rima in una mia canzone Mi sembrerebbe quasi una spavalderia.
In me si combattono L'entusiasmo per il melo in fiore E il terrore per i discorsi dell'imbianchino.* Ma solo il secondo Mi spinge alla scrivania.
* Con "l'imbianchino" Brecht si riferisce a Hitler
| La poesia -Trilussa-
Appena se ne va l'urtima stella e diventa più pallida la luna c'è un Merlo che me becca una per una tutte le rose de la finestrella: s'agguatta fra li rami de la pianta, sgrulla la guazza, s'arinfresca e canta.
L'antra matina scesi giù dar letto co' l'idea de vedello da vicino, e er Merlo furbo che capì el latino spalancò l'ale e se n'annò sur tetto. -- Scemo! -- je dissi -- Nun t'acchiappo mica...-- E je buttai du' pezzi de mollica.
-- Nun è -- rispose er Merlo -- che nun ciabbia fiducia in te, ché invece me ne fido: lo so che nu m'infili in uno spido, lo so che nun me chiudi in una gabbia: ma sei poeta, e la paura mia è che me schiaffi in una poesia.
È un pezzo che ce scocci co' li trilli! Per te, l'ucelli, fanno solo questo: chiucchiù, ciccì, pipì... Te pare onesto de facce fa la parte d'imbecilli senza capì nemmanco una parola de quello che ce sorte da la gola?
Nove vorte su dieci er cinguettio che te consola e t'arillegra er core nun è pe' gnente er canto de l'amore o l'inno ar sole, o la preghiera a Dio: ma solamente la soddisfazzione d'avè fatto una bona diggestione.
| Una poesia è una città -Charles Bukowski-
una poesia è una città piena di strade e tombini piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi, piena di banalità e roba da bere, piena di pioggia e di tuono e di periodi di siccità, una poesia è una città in guerra, una poesia è una città che chiede a una pendola perché, una poesia è una città che brucia, una poesia è una città sotto le cannonate le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi, una poesia è una città dove Dio cavalca nudo per le strade come Lady Godiva, dove i cani latrano di notte, e fanno scappare la bandiera; una poesia è una città di poeti, per lo più similissimi tra loro e invidiosi e pieni di rancore... una poesia è questa città adesso, cinquanta miglia dal nulla, le 9.09 del mattino, il gusto di liquore e delle sigarette, né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade, questa poesia, questa città, che serra le sue porte, barricata, quasi vuota, luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà, i monti di roccia dura, l'oceano come una fiamma di lavanda, una luna priva di grandezza, una musichetta da finestre rotte...
una poesia è una città, una poesia è una nazione, una poesia è il mondo...
e ora metto questo sotto vetro perché lo veda il pazzo direttore, e la notte è altrove e signore grigiastre stanno in fila, un cane segue l'altro fino all'estuario, le trombe annunciano la forca mentre piccoli uomini vaneggiano di cose che non possono fare.
| Ho le qualità per scrivere poesie? -C. Baudelaire-
Felice chi con ali vigorose, le spalle alla noia e ai vasti affanni che opprimono col peso la nebbiosa vita, si eleva verso campi sereni e luminosi! Felice chi lancia i pensieri come allodole in libero volo verso i cieli nel mattino! Felice chi, semplice, si libra sulla vita e intende il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
| La poesia (Canti di Castelvecchio) -Giovanni Pascoli- I Io sono una lampada ch'arda soave! la lampada, forse, che guarda, pendendo alla fumida trave, la veglia che fila; e ascolta novelle e ragioni da bocche celate nell'ombra, ai cantoni, là dietro le soffici rócche che albeggiano in fila: ragioni, novelle, e saluti d'amore, all'orecchio, confusi: gli assidui bisbigli perduti nel sibilo assiduo dei fusi; le vecchie parole sentite da presso con palpiti nuovi, tra il sordo rimastico mite dei bovi:
II la lampada, forse, che a cena raduna; che sboccia sul bianco, e serena su l'ampia tovaglia sta, luna su prato di neve; e arride al giocondo convito; poi cenna, d'un tratto, ad un piccolo dito, là, nero tuttor della penna che corre e che beve: ma lascia nell'ombra, alla mensa, la madre, nel tempo ch'esplora la figlia più grande che pensa guardando il mio raggio d'aurora: rapita nell'aurea mia fiamma non sente lo sguardo tuo vano; già fugge, è già, povera mamma, lontano!
III Se già non la lampada io sia, che oscilla davanti a una dolce Maria, vivendo dell'umile stilla di cento capanne: raccolgo l'uguale tributo d'ulivo da tutta la villa, e il saluto del colle sassoso e del rivo sonante di canne: e incende, il mio raggio, di sera, tra l'ombra di mesta viola, nel ciglio che prega e dispera, la povera lagrima sola; e muore, nei lucidi albori, tremando, il mio pallido raggio, tra cori di vergini e fiori di maggio:
IV o quella, velata, che al fianco t'addita la donna più bianca del bianco lenzuolo, che in grembo, assopita, matura il tuo seme; o quella che irraggia una cuna - la barca che, alzando il fanal di fortuna, nel mare dell'essere varca, si dondola, e geme -; o quella che illumina tacita tombe profonde - con visi scarniti di vecchi; tenaci di vergini bionde sorrisi; tua madre!... nell'ombra senz'ore, per te, dal suo triste riposo, congiunge le mani al suo cuore già róso! -
V Io sono la lampada ch'arde soave! nell'ore più sole e più tarde, nell'ombra più mesta, più grave, più buona, o fratello! Ch'io penda sul capo a fanciulla che pensa, su madre che prega, su culla che piange, su garrula mensa, su tacito avello; lontano risplende l'ardore mio casto all'errante che trita notturno, piangendo nel cuore, la pallida via della vita: s'arresta; ma vede il mio raggio, che gli arde nell'anima blando: riprende l'oscuro viaggio cantando.
| | La poesia che non ho scritto -Raymond Carver-
Ecco la poesia che volevo scrivere prima, ma non l'ho scritta perche' ti ho sentita muoverti. Stavo ripensando a quella prima mattina a Zrigo. Quando ci siamo svegliati prima dell'alba. Per un attimo disorientati. Ma poi siamo usciti sul balcone che dominava il fiume e la citta' vecchia. E siamo rimasti li' senza parlare. Nudi. A osservare il cielo schiarirsi. Cosi' felici ed emozionati. Come se fossimo stati messi li' proprio in quel momento
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| Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. Antoine de Saint Exupéry
| L'ECO DEL CUORE Prima di addormentarti, nel silenzio non senti un rumore, una voce che rimbalza come onda magnetica e ti chiama? E all'alba non ascolti gli uccelli che cantano il tuo nome, gabbiani in volo che portano quel suono nel tuo sogno? Osserva bene il gatto che Ti chiama, accarezzalo Coccolalo, accetta le sue fusa Ascolta il suo ronfare. Lo senti? È L'eco del mio cuore. L'ENERGIA DEL CUORE Tiziana Cocolo Entra nel cuore, ascolta i battiti, segui una poesia che corre e scorre negli anfratti della memoria, in meandri stretti e bui in attesa di luce. Frammenti di parole si staccano vagando in cerca di inizi mai iniziati d'incompiute finali perchè il tutto si ricrea nulla si esaurisce di quest'energia tenera e calda che batte nel tempo. Entra nel cuore, il cuore entra in te. CANZONCINA DEL PRIMO DESIDERIO Federico Garcia Lorca Nella mattina verde, volevo essere cuore. Cuore. E nella sera matura volevo essere usignolo. Usignolo. (Cuore diventa color arancio. Cuore, diventa color d'amore). Nella mattina viva, volevo essere io. Cuore. E nella sera tramontata volevo essere la mia voce. Usignolo. Cuore, diventa color d'arancio! Cuore, diventa color d'amore! CUORE LO DIMENTICHEREMO Emily Dickinson Cuore lo dimenticheremo! Tu e io stanotte! Tu dimentica il calore che ti ha dato, io scorderò la luce! Quando avrai finito, te ne prego, dimmelo, così che io cominci! Presto, presto! Potrei pensare a lui mentre tu perdi tempo! | | | | | |
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che
INCONTRO SOGNATO ~ Mavina ~ Incontro sognato Tu che mi cerchi che mi trovi e che mi cogli tra le note del mio canto... Tu che mi baci senza aver mai visto la mia bocca... Tu mi verrai incontro in un'ora di luce nella pausa del vento nel silenzio della parola nella parola degli sguardi... Tu da me. L' INCONTRO ~ Patrizia Masci ~ E�?così�? Quando le parole lentamente sfumano, si diradano, perdono consistenza, irrompe l’attimo del continuo infinito presente. Il velo dolcemente cade, la porta si apre, l’anelito, sommesso prima, e sempre più impetuoso poi, dell’incontro sempre desiderato si realizza! Ecco, il silenzio, ora unione è diventato danza, mi nutre, mi avvolge, mi sostiene. Finalmente vivo il puro amore! SOLTANTO NON SAREBBE ~ Erich Fried ~ La vita sarebbe forse più semplice se io non ti avessi mai incontrata Meno sconforto ogni volta che dobbiamo separarci meno paura della prossima separazione e di quella che ancora verrà E anche meno di quella nostalgia impotente che quando non ci sei pretende l'impossibile e subito fra un istante e che poi giacché non è possibile si sgomenta e respira a fatica La vita sarebbe forse più semplice se io non ti avessi incontrata Soltanto non sarebbe la mia vita
INCONTRO DI 2 MANI ~ Juan Ramon Jimenez ~ Incontro di due mani in cerca di stelle, nella notte! Con che pressione immensa si sentono le purezze immortali! Dolci, quelle due dimenticano la loro ricerca senza sosta, e incontrano, un istante, nel loro circolo chiuso, quel che cercavano da sole. Rassegnazione d'amore, tanto infinita come l'impossibile!
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ASPETTANDO PRIMAVERA Yama Sul piatto di un realismo quotidiano fatto d'istinti di sopravvivenza lancio ancora i dadi del destino per invocare la provvidenza e attendo il numero che la sorte vorrà assegnare al mio futuro determinando le rotte contorte, per arrivare ad un porto sicuro. Cosi alla speranza io do rinforzo al fine di superare questo male ed ogni giorno più mi sforzo d'ancorarmi al mondo reale, ma fino al ritorno della primavera resterò sbattuto su questi scogli cercando colori e soffi di vita da vergare su questi fogli. PRIMAVERA (PROLET) Nikola Vaptzarov Primavera mia, mia bianca primavera ancora non vissuta, non celebrata, solo in lucidi sogni sognata mentre bassa trascorri sui pioppi e qui non arresti il tuo volo... Primavera mia, mia bianca primavera... ch'io possa vedere il tuo primo volo dar vita alle morte piazze ch'io possa appena vedere il tuo sole e morir sulle tue barricate! ASPETTANDO PRIMAVERA Roberto Perin L'ultimo atto d'amore, l'ultimo volo di felicità, l'ultimo respiro. Brune dorate foglie, cadono, scendono delicate come un velo sulla sua sposa. Brune dorate foglie, il fuoco vi brucerà, le vostre ceneri al vento voleranno in cerca di una nuova primavera. Su questa tela d'autunno i tuoi occhi posano la disperazione dell'inverno. Oggi siamo qui, io e te, seduti su questo scarno sasso ingiallito, per dividere assieme alle foglie, il nostro ultimo gesto le nostre ultime parole. T'amo, una sola parola, la dividiamo assieme, come assieme abbiamo diviso il nostro tempo, il nostro respiro la nostra felicità, chiudiamo gli occhi, stringiamoci le mani, così ci ricorderemo, uniti, per sempre. Ora destino, dividerai con il fuoco dell'odio solo i nostri corpi, il nostro amore volerà con la cenere d'autunno per ritrovarsi, rivivere assieme alle foglie una nuova primavera. IL RAMO RUBATO Pablo Neruda Nella notte entreremo a rubare un ramo fiorito. Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra. Ancora non se n'è andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose. Nella notte entreremo fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle. E cautamente nella nostra casa, nella notte e nell'ombra, entrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera. | | | | | | |
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PRIMAVERA Canto per l'amata nella fredda primavera Hermann Hesse L'ore, otto o nove o dieci nell'atrio freddo battono. Non conto, ascolto il lieve fruscio di quando passano. Volano come il vento nella neve, come gli uccelli nell'inverno bianchi. Non mi fanno del bene, non mi fanno del male,
ma sono ore in cui mi manchi. Presenza Wolfgang Goethe Tutto è annuncio di te! Appare il sole radioso, e tu dietro a lui,spero. Esci fuori in giardino e sei rosa fra le rose, e sei giglio fra i gigli.
Quando nel ballo ti muovi si muovono le stelle, insieme e intorno a te.
Notte!E così sarebbe notte! Tu superi lo splendore soave e seducente della luna.
Seducente e soave sei tu, e fiori,luna e stelle a te s'inchinano,o sole!
Sole,sii anche per me artefice di giorni radiosi! Questa è vita,è eternità. Primavere romantiche Guido Gozzano Non turbate il silenzio. Tutto tace verso la donna rivestita a lutto: la campagna, lo stagno, il cielo, tutto illude la dolente... O pace! pace! O pace, pace! Poiché nulla spera ormai la donna declinante. Invano fiorisce di viole il colle e il piano: non ritorna per lei la primavera. Oh antiche primavere! Oh i suoi vent'anni oimè per sempre dileguati. Quanto, oh quanto ella ha sofferto e come ha pianto! Atroci sono stati i suoi affanni. Nulla più spera ormai: però la bella timida primavera che sorride dilegua la mestizia che la uccide, e un sogno antico in lei si rinnovella. Non pure ieri il piede ella volgea allo stagno che l'isola circonda? Ella recava un libro ove la bionda reina per il paggio si struggea: (avea il volume incisioni rare dove il bel paggio con la mano manca alla donna offeria la rosa bianca e s'inchinava in atto d'adorare). O sogni d'altri tempi, o tanto buoni sogni d'ingenuità e di candore, non sapevate il vuoto e il vostro errore o innocenti d'allor decameroni! Ella col libro qui venia leggendo e a quando a quando in terra s'inchinava la mammola, l'anemone, e la flava primula prestamente raccogliendo. Oh tutto Ella ricorda: le turchine rose trapunte della bianca veste, la veste bianca in seta, e la celeste fascia che le gonfiava il crinoline. Poi apriva il cancello, e il ponte stesso dove or riposa la persona stanca allora trascorreva agile e franca né s'indugiava come indugia adesso. Poi entrava nell'isola, e furtiva in fra il tronco del tremulo e del faggio guatava se al boschivo romitaggio l'amico del suo sogno conveniva. Oh tutto Ella ricorda! Ecco apparire l'Amato: giunge al margine del vallo dell'acque, e raffrenato il suo cavallo il cancello la supplica d'aprire. «Non dunque accetta è l'umile dimanda del vostro paggio, o bella castellana? Combattuto ha per voi; fatto gualdana egli ha per voi, magnifica Jolanda.» Egli disse per gioco. D'un soave sorriso ella rispose: assai le piacque il madrigale, ed al di là dell'acque, sorridendo d'amor, getta la chiave. Oh tutto Ella rammemora. Non fu ieri? No, non fu ieri. Il lungo affanno ella dunque già scorda? O atroce inganno quel dolce aprile non verrà mai più... Non turbate il silenzio. Tutto tace verso la donna rivestita a lutto, la campagna, lo stagno, il cielo, tutto illude la dolente... O pace, pace! All'amica risanata Ugo Foscolo Qual dagli antri marini l'astro più caro a Venere co' rugiadosi crini fra le fuggenti tenebre appare, e il suo viaggio orna col lume dell'eterno raggio, sorgon così tue dive membra dall'egro talamo e in te beltà rivive, l'aurea beltate ond'ebbero ristoro unico a' mali le nate a vaneggiar menti mortali. Fiorir sul caro viso veggo la rosa, tornano i grandi occhi al sorriso insidiando; e vegliano per te in novelli pianti trepide madri, e sospettose amanti. Le Ore che dianzi meste ministre eran de' farmachi, oggi l'indica veste, e i monili cui gemmano effigiati Dei inclito studio di scalpelli achei, e i candidi coturni e gli amuleti recano onde a' cori notturni te, Dea, mirando obbliano i garzoni le danze, te principio d'affanni e di speranze. O quando l'arpa adorni e co' novelli numeri e co' molli contorni delle forme che facile bisso seconda, e intanto fra il basso sospirar vola il tuo canto più periglioso; o quando balli disegni, e l'agile corpo all'aure fidando ignoti vezzi sfuggono dai manti, e dal negletto velo scomposto sul sommosso petto. All'agitarti, lente cascan le trecce, nitide per ambrosia recente, mal fide all'aureo pettine e alla rosea ghirlanda che or con l'alma salute april ti manda. Così ancelle d'Amore a te d'intorno volano invidiate l'Ore, meste le Grazie mirino chi la beltà fugace ti membra, e il giorno dell'eterna pace. Mortale guidatrice d'oceanine vergini la Parrasia pendice tenea la casta Artemide e fea terror di cervi lungi fischiar d'arco cidonio i nervi. Lei predicò la fama olimpia prole; pavido diva il mondo la chiama, e le sacrò l'Elisio soglio, ed il certo telo, e i monti, e il carro della luna in cielo. Are così a Bellona un tempo invitta amazzone, die' il vocale Elicona; ella il cimiero e l'egida or contro l'Anglia avara e le cavalle ed il furor prepara. E quella a cui di sacro mirto te veggo cingere devota il simolacro, che presiede marmoreo agli arcani tuoi lari ove a me sol sacerdotessa appari regina fu, Citera e Cipro ove perpetua odora primavera regnò beata, e l'isole che col selvoso dorso rompono agli euri e al grande Ionio il corso. Ebbi in quel mar la culla, ivi erra ignudo spirito di Faon la fanciulla, e se il notturno zeffiro blando sui flutti spira suonano i liti un lamentar di lira: ond'io, pien del nativo aer sacro, su l'Itala grave cetra derivo per te le corde eolie, e avrai divina i voti fra gl'inni miei delle insubri nepoti. Paesaggio Charles Baudelaire Voglio, per comporre in castità le mie egloghe, dormire accanto al cielo, come gli astrologhi, e, vicino alle campane, ascoltare sognante i loro inni solenni portati dal vento.
Dall’alto della soffitta, le mani sotto il mento, vedrò l’officina che chiacchiera e canta; i comignoli e i campanili, alberi di città, e grandi cieli che fanno sognare d’eternità.
Com’�?dolce veder nascere tra le brume la stella nell’azzurro, alla finestra il lume, i fiumi di carbone salire al firmamento e la luna versare il suo vago incantamento.
Vedrò le primavere, le estati, gli autunni e quando verrà l’inverno e le sue monotone nevi, dappertutto chiuderò tende e imposte, per costruire nella notte i miei palazzi fatati.
Mi abbandonerò al sogno di orizzonti bluastri, di giardini, di zampilli piangenti in alabastri, di baci, d’uccelli che cantano mattino e sera, e tutto quello che di più infantile c’�?nell’Idillio.
La Sommossa, battendo invano sul vetro, non riuscirà a farmi alzare la fronte dal leggìo; perchè sarò immerso in quella voluttà di evocare la Primavera con la mia volontà, di tirar fuori un sole dal mio cuore e di fare dei miei ardenti pensieri un tiepido aere. Febbraio Vincenzo Cardarelli "Febbraio è sbarazzino. Non ha i riposi del grande inverno, ha le punzecchiature, i dispetti di primavera che nasce. Dalla bora di febbraio Requie non aspettare. Questo mese è un ragazzo fastidioso, irritante, che mette a soqquadro la casa, rimuove il sangue, annuncia il folle marzo periglioso e mutante."
Ancora sulla strada di Zenna Vittorio Sereni "Perché quelle piante turbate m'inteneriscono? Forse perché ridicono che il verde si rinnova a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia? Ma non è questa volta un mio lamento e non è primavera, è un'estate, l'estate dei miei anni. Sotto i miei occhi portata dalla corsa la costa va formandosi immutata da sempre e non la muta il mio rumore né, più fondo, quel repentino vento che la turba e alla prossima svolta, forse finirà. E io potrò per ciò che muta disperarmi portare attorno il capo bruciante di dolore. ma l'opaca trafila delle cose che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo, la spola della teleferica nei boschi, i minimi atti, i poveri strumenti umani avvinti alla catena della necessità, la lenza buttata a vuoto nei secoli, le scarse vite, che all'occhio di chi torna e trova che nulla nulla è veramente mutato si ripetono identiche, quelle agitate braccia che presto ricadranno, quelle inutilmente fresche mani che si tendono a me e il privilegio del moto mi rinfacciano. Dunque pietà per le turbate piante evocate per poco nella spirale del vento che presto da me arretreranno via via salutando salutando. Ed ecco già mutato il mio rumore s'impunta un attimo e poi si sfrena fuori da sonni enormi e un altro paesaggio gira e passa."
Il ramo rubato Pablo Neruda Nella notte entreremo a rubare un ramo fiorito.
Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra.
Ancora non se n'è andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose.
Nella notte entreremo fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle.
E cautamente, nella nostra casa, nella notte e nell'ombra, entrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera.
Il tuo sorriso Pablo Neruda "Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l' aria, ma non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l' acqua che d' improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d' argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d' aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita.
Amor mio, nell' ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d' improvviso vedi che il mio sange macchina le pietre della strada, ridi, perchè il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca.
Vicino al mare, d' autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora.
Riditela della notte, del giorno, delle strade contorte dell' isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l' aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perchè io ne morrei." Le tue mani Pablo Neruda Quando le tue mani vengono. amore, verso le mie, cosa mi recano volando? Perché si son fermate sulla mia bocca, d'improvviso, perché le riconosco come se allora, anzi, le avessi toccate, come se prima d'essere avessero percorso la mia fronte, il mio fianco? La loro morbidezza veniva volando sopra il tempo, sopra il mare, sopra il fumo sopra la primavera, e quando tu posasti le tue mani sul mio petto, riconobbi quelle ali di colomba dorata, riconobbi quella creta e quel colore di frumento. Gli anni della mia vita camminai cercandole.
Salii le scale, attraversai le scogliere, mi portarono i treni, le acque mi condussero, e nella pelle dell'uva mi sembrò di toccarti.
Il legno d'improvviso mi recò il tuo contatto, la mandorla m'annunciava la tua morbidezza concreta, finché si chiusero le tue mani sul mio petto e lì come due ali terminarono il loro viaggio Alba felice Juan Ramòn Jiménez L'anima, amore, grazie a te è coscienza, per te il mio corpo si fa tutto cuore. È come in primavera un cielo azzurro In cima a un albero colmo di fiori.
Sole nuovo di gioia, quel che penso Dora e inazzurra, accanto a lei e lontano, il fiore candido di quanto sento lungi e vicino alla luce celeste.
Ma tu, amore, non sei lì, né fuori; il mio fiore ti guarda come il cielo; tu sei lo stesso fiore, sei l'essenza, come il cielo dell'albero, del cuore. Sei bella come... Juan Ramòn Jiménez Sei bella come è bello il prato tenero dietro l'arcobaleno nel tacito meriggio d'acqua e sole, come i riccioli della primavera nel sole dell'aurora, l'avena fine della staccionata contro il sole calante dell'estate, come i tuoi occhi verdi e il mio riso vermiglio, Il mio profondo cuore e il mio amoroso palpito. Istanti Jorge Luis Borges Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l'oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.
Mi batteva il cuore; svelto, a cavallo! Wolfgang Goethe Mi batteva il cuore; svelto, a cavallo! E via! Con l'impeto dell'eroe in battaglia. La sera cullava già la terra, e sui monti si posava la notte; se ne stava vestita di nebbia la quercia, gigantesca guardiana, là dove la tenebre dai cespugli con cento occhi neri guardava.
Da un cumulo di nubi la luna sbucava assonnata tra le nebbie; i venti agitavano le ali sommesse, sibilavano orridi al mio orecchio; la notte generava migliaia di mostri, ma io mille volte più coraggio avevo; il mio spirito era un fuoco ardente, il mio cuore intero una brace.
Ti vidi, e una mite gioia passò dal tuo dolce sguardo su di me; fu tutto per te il mio cuore, fu tuo ogni mio respiro. Una rosea primavera colorava l'adorabile volto, e tenerezza per me, o numi, m'attendevo, ma meriti non avevo.
L'addio, invece, mesto e penoso. Dai tuoi occhi parlava il cuore; nei tuoi baci quanto amore, oh che delizia, e che dolore! Partisti, e io restai, guardando a terra, guardando te che andavi, con umido sguardo; eppure, che gioia essere amati, e amare, o numi, che gioia! La trombettina Corrado Govoni Ecco che cosa resta
di tutta la magia della fiera:
quella rombettina,
di latta azzurra e verde
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi,
c'è la banda d'oro rumoroso,
la giostra con i cavalli, l'organo, i lumini.
Come nel sgocciolare della gronda
c'è tutto lo spavento della bufera
la bellezza dei lampi e dell'arcobaleno,
nell'umido cerino d'una lucciola
che si fa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera.
La sera fiesolana Gabriele D'Annunzio Fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscío che fan le foglie del gelso ne la man di chi le coglie silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta su l'alta scala che s'annera contro il fusto che s'inargenta con le sue rame spoglie mentre la Luna è prossima a le soglie cerule e par che innanzi a sé distenda un velo ove il nostro sogno si giace e par che la campagna già si senta da lei sommersa nel notturno gelo e da lei beva la sperata pace senza vederla.
Laudata sii pel tuo viso di perla, o Sera, e pè tuoi grandi umidi occhi ove si tace l'acqua del cielo!
Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva, commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l'aura che si perde, e su 'l grano che non è biondo ancóra e non è verde, e su 'l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi che fan di santità pallidi i clivi e sorridenti.
Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora!
Io ti dirò verso quali reami d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne e l'ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto le colline su i limpidi orizzonti s'incúrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire e nel silenzio lor sempre novelle consolatrici, sì che pare che ogni sera l'anima le possa amared'amor più forte.
Laudata sii per la tua pura morte o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare le prime stelle!
(Capponcina di Settignano, 17 giugno 1899)
Il gioco del silenzio Guido Gozzano Non so se veramente fu vissuto quel giorno della prima primavera. Ricordo - o sogno? - un prato di velluto, ricordo - o sogno? - un cielo che s'annera, e il tuo sgomento e i lampi e la bufera livida sul paese sconosciuto...
Poi la cascina rustica sul colle e la corsa e le grida e la massaia e il rifugio notturno e l'ora folle e te giuliva come una crestaia, e l'aurora ed i canti in mezzo all'aia e il ritorno in un velo di corolle...
- Parla! - Salivi per la bella strada primaverile, tra pescheti rosa, mandorli bianchi, molli di rugiada... - Parla! - Tacevi, rigida pensosa della cosa carpita, della cosa che accade e non si sa mai come accada...
- Parla! - seguivo l'odorosa traccia della tua gonna... Tutto rivedo quel tuo sottile corpo di cinedo, quella tua muta corrugata faccia che par sogni l'inganno od il congedo e che piacere a me par che le spiaccia...
E ancor mi negasti la tua voce in treno. Supplicai, chino rimasi su te, nel rombo ritmico e veloce... Ti scossi, ti parlai con rudi frasi, ti feci male, ti percossi quasi, e ancora mi negasti la tua voce.
Giocosa amica, il Tempo vola, invola ogni promessa. Dissipò coi baci le tue parole tenere fugaci... Non quel silenzio. Nel ricordo, sola restò la bocca che non diè parola, la bocca che tacendo disse: Taci!...
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Nell’acquario siderale dello sguardo frammenti d’immagini azzurre. Attraverso cristalli di lacrime ho visto la grandezza del cielo e la luce delle parole mai dette. La speranza mi vestì da maschera a camminare il credo del cuore, ma nelle fiamme, abbandonate dal sole, le vibrazioni raschiavano il silenzio per la cieca libertà del vivere. Poi, vidi la verità. Stava seduta sulla nuda roccia come un’amante segreta a tracciare sentieri d’infinito. Il cielo, aperto al nuovo domani, m’apparve con i colori dell’arcobaleno, si soffermò nel vento dell’ignoto e incominciò a ricacciare le paure per abbracciare la purezza e l’ingenua incoscienza degli eroi. Chimiche reazioni si fecero insistenti per divenire sabbia già caduta dalla parte più bassa della clessidra. GABBIANO ~ Esther Ciulla ~ Ascolta gabbiano, aspetta un momento, un attimo solo ! Sono io che ti chiamo, sono io che rapita, guardandoti in volo invano le mani protendo a prenderti l'ali... Oh gabbiano, potessi io lontano volare, perdermi in orizzonti perlati, potessi come te seguire l'onda di mari infiniti, cullarmi nel cielo coi venti ! Potessi io, ubriaca di sole vagare stordita, gustare appagata lo spazio nei mari e nei cieli e riprendere vita. AGRODOLCE ~ Roberto Perin ~ Il mondo perfetto, ideale: i ricordi. Voglio vivere solo di piaceri, il lampo di un bacio, il fruscio di una carezza, il temporale di una passione. Ricordi di bimbo, gli attimi di fantasia, in sfide con il sole nell'inventare ombre cinesi, le urla nella notte per spaventare i fantasmi. In me bimbo, in me uomo, in me futura anima, il desiderio di un mondo senza ombre. Voglio trasformare la realtà in ricordo, un ricordo eterno. Giochi, fantasie e realtà, in un perfetto mondo dei ricordi. Voglio vivere il presente al suono delle campane, per vestirlo a festa e portarlo nel mio mondo perfetto. Ricordi di baci, ricordi d'amore, ricordi... che brilleranno per l'eternità. DESIDERI ~ Raffaella Cosentino ~ Voglio correre oltre il buio e smarrirmi nella luce. Voglio bere la rugiada delle foglie e bagnarmi di un sorriso. Vosglio ascoltare Brahms e danzare con l'anima in delirio. Voglio raccogliere un grappolo di stelle e appenderlo alla porta del tempo. Voglio scrivere una canzone d'amore e ascoltarla nella voce del silenzio. Voglio rimanere me stessa nella folle corsa dei miei giorni, pagine bianche da riempire a matita... ALLA VITA ~ Nazim Hikmet ~ La vita non è uno scherzo. Prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'al di là. Non avrai altro da fare che vivere. La vita non é uno scherzo. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate, o dentro un laboratorio col camice bianco e grandi occhiali, tu muoia affinché vivano gli uomini gli uomini di cui non conoscerai la faccia, e morrai sapendo che nulla é più bello, più vero della vita. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli ma perché non crederai alla morte pur temendola, e la vita peserà di più sulla bilancia. Felice | | | | | | | |
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C'era una volta un giovane innamorato di una stella. In riva al mare tendeva le braccia e adorava la stella. La sognava e le rivolgeva i suoi pensieri. Ma sapeva, o credeva di sapere, che le stelle non possono essere abbracciate dall'uomo. Considerava il suo destino amare senza speranza un astro. Su questo pensiero costruì un poema di rinunce e di mute sofferenze che dovevano purificarlo e renderlo migliore. Tutti i suoi sogni però continuavano a essere rivolti alla stella. Una notte si trovava di nuovo su un alto scoglio in riva al mare e stava a guardare la stella ardendo d'amore. Nel momento di maggior desiderio, spiccò un balzo nel vuoto per andare incontro alla stella. Ma nell'attimo stesso in cui si librava nel balzo, un pensiero gli attraversò la mente: -no, impossibile che la raggiunga! E così cadde, perchè non sapeva amare. Se mentre si trovava nel vuoto avesse avuto la forza di credere fortemente nel suo amore, sarebbe di certo volato in alto. L'amore non deve contemplare e nemmeno pretendere. L'amore deve avere la forza di diventare certezza dentro di sè. Tratto da "Notte infinita" di R. Battaglia.
| AMORE Quando amore ti chiama , segui il segno,anche se sale ripido il sentiero. E quando le sue ali ti avvolgono,abbandonati,anche se tra le piume ti ferisse una lama. E quando amore parla non indugiare a credergli,anche se la sua voce sconvolgesse i tuoi sogni come il vento del nord spazza il giardino. Poiché amore incorona e amore inchioda a una croce. Come ti cresce amore,amore sfronda i tuoi rami. Come ascende al tuo culmine e carezza le più tenere punte che tremolano al sole cosi discende alle radici a scuotere nel loro estremo sforzo di aggrapparsi alla terra. Come fasci di grano ti raccoglie. Ti trebbia per scoprirti fino alla nudità. Ti setaccia per renderti libero dalle scorie. Ti macina e ti apre nell’ultimo candore. Con le sue mani ti lavora fino alla tua estrema tenerezza,poi ti espone alla sacra fiamma sua, perché tu sia pane sacro alla sacra festa di Dio. Tutto questo farà,perché tu possa conoscere i segreti del tuo cuore,e illuminato diventare frammento del cuore della vita. Ma se hai paura e cerchi solo pace e piacere nell’amore,meglio per te coprirti e andartene dall’aia del mondo desolato di stagioni, la riderai ma non tutto il tuo riso, la piangerai,ma non l’ultima lacrima. L’amore non da altro che se stesso,e solo di se�?prende. Amore non possiede,perché all’amore amore solo basta. Quando ami non dire :”ho Dio nel cuore�?ma:”sono in cuore aDio�? E non pensare di poter dirigere i passi dell’amore,perché amore,se ti ritiene degno,dirigerà i tuoi passi. Realizzarsi,l’amore altro non chiede. Ma se il tuo amore chiede,siano queste le tue domande:confluire come acqua,e correre e cantare melodia alla notte. Conoscere la pena di troppa tenerezza . Ferirsi della luce che rivela amore,e versare il sangue della gioia;svegliarsi all’alba con le al cuore rendendo grazie per questo oggi d’amore, sostare a mezzogiorno nell’estasi amorosa,tornare a sera con l’animo grato e addormentarsi con una preghiera per l’amato nel cuore e sulle labbra un cantico di lode. Gibran | UN SILENZIO CHE PARLA. Se ascolti il silenzio ti porta la voce degli uomini: pensieri nascosti,desideri irrealizzati,dialoghi segreti�? Mentre te ne stai tranquillo a pensare ti porta il “ti voglio bene�?di due innamorati che frenano il loro amore per renderlo più saldo, ti porta il grido della mamma cui la droga ha preso il figlio, ti porta i desideri dell’ingeniere che usa la sua intelligenza per il bene comune, anziché per il suo interiore privato. Se ascolti il silenzio impari ad amarlo per queste voci.
| CONTEMPLARE anziché POSSEDERE E' solo un fiore di campo poco più di un filo d'erba ma ha rapito il mio sguardo con il suo colore e il suo profumo. Lo vorrei cogliere come se tenerlo tra le mani mi rendesse più ricco di bellezza. Se lo cogliessi, colore e profumo svanirebbero presto. Bisogna imparare a contemplare ciò che è bello, gioirne senza volerlo possedere.
| La felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli » Hermann Hesse . SOGNO DI LIBERTA' �?niente sarà obbligato né proibito tutto sarà permesso perfino giocare coi rinoceronti e passeggiare di pomeriggio con una immensa begonia all'occhiello. …non sarà più in uso la parola "libertà" perché la libertà sarà qualcosa di vivo e trasparente come un fuoco o un fiume o il seme del grano e la sua casa sarà per sempre il cuore dell'uomo. una cosa sola sarà proibita amare senza amore. De MELLO. | La vita è fatta di attimi, come questo che stiamo vivendo. Tutto passa e il presente è solo un soffio che subito diventa passato mentre poco prima era futuro. Noi tutti scriviamo attimo per attimo la nostra storia e ciò che scriviamo, a differenza del tempo, rimane per sempre. R Battaglia. Io so bene che dentro la mia stanza c'è un amico invisibile, non si rivela con qualche movimento né parla per darmi una conferma. Non c'è bisogno che io gli trovi posto: è una cortesia più conveniente l'ospitale intuizione della sua compagnia. La sola libertà che si concede è di essere presente. Né io né lui violiamo con un suono l'integrità di questa muta intesa. Non non potrei mai stancarmi di lui: sarebbe come se un atomo ad un tratto si annoiasse di stare sempre insieme agli innumerevoli elementi dello spazio. Ignoro se visti anche altri, se rimanga con loro oppure no. Ma il mio istinto lo sa riconoscere: il suo nome è Immortalità. Emily Dickinson C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere. Suo padre gli dà un sacchetto pieno di chiodi e gli dice di piantarne uno nella palizzata del giardino ogni volta che perde la pazienza e/o che bisticcia con qualcuno. Il primo giorno ne pianta 37 nella palizzata del giardino. Le settimane seguenti, impara a controllarsi e i numeri dei chiodi piantati nella palizzata diminuisce di giorno in giorno: scopre che è più facile imparare a controllarsi che piantare i chiodi. Finalmente, arriva il giorno in cui il ragazzo non pianta nessun chiodo nella palizzata. Allora va dal padre e gli dice che oggi non ha avuto bisogno di piantare nessun chiodo. Suo padre allora gli dice di levare un chiodo dalla palizzata per ogni giorno che riesce a non perdere la pazienza. I giorni passano e finalmente il ragazzo può dire al padre che ha levato tutti i chiodi dalla palizzata. Il padre conduce il figlio davanti alla palizzata e gli dice: « Figliolo, ti sei comportato bene ma guarda quanti buchi hai lasciato nella palizzata » Non sarà mai come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici delle cose cattive, gli lasci delle ferite come queste. Puoi infilzare un uomo con un coltello, e poi toglierlo, ma lascerai sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà. Una ferita verbale fà altrettanto male di una fisica. Gli amici sono dei gioelli rari, ti fanno sorridere e ti incoraggiano. Sono pronti ad ascoltarti quando hai bisogno, ti sostengono e ti aprono il loro cuore. Mostra ai tuoi amici quanto li ami. Per finire: « Una bella cosa nell’amicizia e di sapere a chi confidare un segreto » (Alessandro Manzoni) Abbi cura di te... Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare. Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti. E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta. (Susanna TAMARO) L'ONDA Io e la spiaggia siamo due innamorati e veniamo avvicinati dall'amore e separati dall'aria. Provengo da dietro l'orizzonte azzurro per mischiare la mia spuma argentea con l'oro della sua sabbia e rinfresco il calore del suo cuore con le mie limpide acque. All'alba recito le leggi dell'amore nelle orecchie del mio amore ed essa mi stringe forte al suo petto; di sera mi incanta con la preghiera della nostalgia ed essa mi bacia. Io sono insistente e il mio cuore è paziente. Quando arriva l'alta marea io abbraccio il suo cuore, e quando arriva la bassa io cado ai suoi piedi. Nella quiete della notte,quando le creature abbracciano la brezza del sonno,noi rimaniamo svegli ed incantati,sospirando ed esclamando. La veglia ci ha distrutti però noi ci amiamo e la verità dell'amore sta nel risveglio. Gibran STORIA DI UNA CAPINERA Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia:era timida, triste,malaticcia ci guardava con occhio spaventato;si rifugiava in un angolo nella sua gabbia,e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo,li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi,non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata. Eppure i suoi custodi,le volevano bene,cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili. La povera capinera cercava di rassegnarsi,la meschinella; non era cattiva;non voleva rimproverarli neanche col suo dolore, poiché tentava di beccare tristemente quel miglio e quelle miche di pane; ma non poteva inghiottirle. Dopo due giorni chinò la testa sotto l'ala e l'indomani fu Trovata stecchita nella sua prigione. Era morta perchè in quel corpicino c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio,e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete. Giovanni Verga Brano tratto dalla lode per Santa Cecilia (1692) di Nicholas Brady. Questa è la voce della natura Che parla attraverso il moto delle creature del bosco Universale è la sua lingua Conosciuta da tutte le genti. Da lei si impara l'arte che ha il potere Di blandire l'orecchio e far battere il cuore, e di far sì che la passione si esprima e commuova. Ascoltiamo, lottiamo, soffriamo, odiamo, gioiamo e amiamo. In invisibili catene La fantasia si imbriglia, i sensi sono affascinati e la mente è perduta. |
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CIO' CHE RESTA Antonia Tursi E si parlava, un tempo, con tutti delle stesse cose, l'annata, il vino, la gelata, mio padre ai buoi pure lui parlava di quel rovo cresciuto attorno al melo e che tagliava perché non danneggiasse il seminato. Nella nebbia spessa di novembre parlava mio padre, solo: piantava nella terra anche i pensieri e la semente che non germogliava�?BR>Colpa del rovo, lui diceva. Alcuni anni e tutto ciò che resta non è più il melo e niente seminato solo quel rovo, ormai ha invaso il campo, scioglie piccoli cristalli dentro il cuore. IO NON VOGLIO DIVENTARE VECCHIO Davide Rondoni Io non voglio diventare vecchio perché lo sono già stato mille volte e so già il buio e quella vile tempesta. Ora che piango come vidi pianger mio padre, la stessa ruga e la testa abbattuta, piena di sgomento, imparo che la giovinezza non corre nelle sorprese del sangue ma nello sguardo che un vento strappa da terra per vedere in questo duro paese l'infinita somiglianza tra Dio e il viso di lei tutte le sere, i rami nudi contro il cielo, il vino fermo nel bicchiere... A MIO PADRE Alfonso Gatto Se mi tornassi questa sera accanto lungo la via dove scende l'ombra azzurra già che sembra primavera, per dirti quanto è buio il mondo e come ai nostri sogni in libertà s'accenda di speranze di poveri di cielo io troverei un pianto da bambino e gli occhi aperti di sorriso, neri neri come le rondini del mare. Mi basterebbe che tu fossi vivo, un uomo vivo col tuo nome è un sogno. Ora alla terra è un'ombra la memoria della tua voce che diceva ai figli: "Com'è bella la notte e com'è buona ad amarci così con l'aria in piena fin dentro il sonno". Tu vedevi il mondo nel plenilunio sporgente a quel cielo, gli uomini incamminati verso l'alba. PADRE, ANCHE SE... Camillo Sbarbaro Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso, egualmente t'amerei. Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno che la prima viola sull'opposto muro scopristi dalla tua finestra e ce ne desti la novella allegro. Poi la scala di legno tolta in spalla di casa uscisti e l'appoggiasti al muro. Noi piccoli stavamo alla finestra. E di quell'altra volta mi ricordo che la sorella, mia piccola ancora, per la casa inseguivi minacciando. (la caparbia avea fatto non so che) Ma raggiuntala che strillava forte dalla paura, ti mancava il cuore: chè avevi visto te inseguir la tua piccola figlia e, tutta spaventata, tu vacillante l'attiravi al petto e con carezze dentro le tue braccia avviluppavi come per difenderla da quel cattivo ch'era il tu di prima. Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, fra tutti quanti gli uomini già tanto pel tuo cuore fanciullo t’amerei. | | | | | | |
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Martin Luter King "Se non potete essere un pino sulla vetta del Mondo, siate un cespuglio nella Valle, ma siate il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello. Siate un cespuglio se non potete essere un albero. Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero. Se non potete essere il sole, siate una stella. NON CON LA MOLE VINCETE O FALLITE. Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. SIATE COMUNQUE SEMPRE IL MEGLIO DI QUALSIASI COSA SIATE" poesie, le citazioni e i racconti che danno un senso all' Infinito...</ALIGN> |
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21 aprile 2007 Ti han scovata, Mascherina, per sei mesi hai giocato hai giocato a nascondino. E noi tutti aspettavamo di sapere chi eri Tu. Una Bimba è stato detto, una Principessa sotto il tetto trepidanti ora aspettiamo. Il Tuo Papà, Fabrizio mio, mi fa un Dono grande grande, con la Tua buona Mamma. E con Luca, Bimba mia darai luce alla mia Vita. Sei il miracolo della Vita, un miracolo annunciato, un miracolo già provato, ma che mi lascia sempre stupita. Tante coccole questa Nonna Ti darà quando verrai, tante coccole Ti farò pur se lontano abiterai. Principessa, mia piccina, arriva presto a far moina, che noi tutti qui Ti amiamo già. la Tua Nonna | | | | | | |
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21 aprile 2007 Ti han scovata, Mascherina, per sei mesi hai giocato hai giocato a nascondino. E noi tutti aspettavamo di sapere chi eri Tu. Una Bimba è stato detto, una Principessa sotto il tetto trepidanti ora aspettiamo. Il Tuo Papà, Fabrizio mio, mi fa un Dono grande grande, con la buona Mamma Tua . E con Luca, Bimba mia, darai luce alla mia Vita. Sei il miracolo della Vita, un miracolo annunciato, un miracolo già provato, ma che mi lascia sempre stupita. Tante coccole questa Nonna Ti darà quando verrai, tante coccole Ti farò pur se lontano abiterai. Principessa, mia piccina, arriva presto a far moina, che noi tutti qui già Ti amiamo. la Tua Nonna | | | | | | |
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* from the album: FLY - of SUGAR * | | | language=JavaScript src="http://www.webmeter.ws/logo.asp?utente=4755" type=text/javascript> </SCRIPT> language=JavaScript src="http://www.webmeter.ws/logo.asp?utente=4755" type=text/javascript> </SCRIPT> |
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QUANDO QUARANTA INVERNI... Quando quaranta inverni avranno aggredito la tua fronte e scavato fonde trincee nel campo della tua bellezza, la superba veste della tua gioventù or tanto ammirata, sarà considerata un cencio di nessun valore: se allora ti venisse chiesto dove giace il tuo fascino e dove si è perso l'amore dei tuoi ruggenti giorni, ammettere che è in fondo ai tuoi occhi incavati sarebbe penosa vergogna ed inutile vanto. Qual maggior lode avrebbe l'uso della tua bellezza se tu potessi rispondere: "Questa mia bella creatura pareggia il mio conto e giustifica la mia vecchiaia" dimostrando che è tua la sua bellezza ereditata! Questo sarebbe rinnovarti quando sarai vecchio e veder caldo il tuo sangue quando il tuo sarà freddo. | Guardati allo specchio e di' al volto che vedi che è ormai tempo per quel viso di crearne un altro, se non rinnovi ora la sua giovane freschezza inganni il mondo e rinneghi la gioia d'ogni madre. Vi è forse donna tanto pura il cui illibato grembo disdegni il seme della tua virilità? O forse uomo tanto folle da voler essere la tomba del suo proprio amore per non aver progenie? Tu sei lo specchio di tua madre e come lei in te ricorda il leggiadro Aprile della sua primavera, così dai vetri del tuo crepuscolo tu rivedrai a dispetto delle rughe, questo tuo tempo d'oro. Ma se invece vuoi vivere senza esser ricordato, muori celibe e la tua immagine morirà con te. "William Shakespeare"
| | | LA VOCE A TE DOVUTA Il modo tuo d'amare è lasciare che io ti ami. Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio. I tuoi baci sono offrirmi le labbra perchè io le baci. Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai. Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no. E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d' amarti solo io. Pedro Salinas | | Amo in te l'avventura della nave che va verso il polo l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte amo in te le cose lontane entro nei tuoi occhi come in un bosco e sudato affamato infuriato ho la passione del cacciatore per mordere nella tua carne. ma non la disperazione. Nazim Hikmet | | ISTANTI Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita nella prossima cercherei di fare più errori non cercherei di essere tanto perfetto, mi negherei di più, sarei meno serio di quanto sono stato, difatti prenderei pochissime cose sul serio. Sarei meno igienico, correrei più rischi, farei più viaggi, guarderei più tramonti, salirei più montagne, nuoterei più fiumi, andrei in posti dove mai sono andato, mangerei più gelati e meno fave, avrei più problemi reali e meno immaginari. Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente e precisamente ogni minuto della sua vita; certo che ho avuto momenti di gioia ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti. Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita, solo di momenti, non ti perdere l'oggi. Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro, una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute; se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera e continuerei così fino alla fine dell'autunno. Farei più giri nella carrozzella, guarderei più albe e giocherei di più con i bambini, se avessi un'altra volta la vita davanti. Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo. Jorge Luis Borges | | | PERCHE' TU POSSA ASCOLTARMI Perchè tu possa ascoltarmi si fanno sottili, a volte, come impronte di gabbiani sulla spiaggia. per le tue mani dolci come l'uva. E le vedo ormai lontane le mie parole. Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico. Così si aggrappano alle pareti umide. E' tua la colpa di questo gioco cruento. Stanno fuggendo dalla mia buia tana. Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi. Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi, e più di te sono abituate alla mia tristezza. Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato. Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle. Tempeste di sogni possono talora abbatterle. Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente. Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche. Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi. Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia. Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole. Tutto ti prendi tu, tutto. E io le intreccio tutte in una collana infinita per le tue mani bianche, dolci come l'uva. "Pablo Neruda" | | | |
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