La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale... | San Martino
La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; va per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor de i vini l'anime a rallegrar. Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppietando: sta il cacciator fischiando sull'uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar.
Pianto Antico
L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fior, nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora e giugno lo ristora di luce e di calor. tu fior della mia pianta percossa e inaridita, tu dell'inutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra; né il sol più ti rallegra né ti risveglia amor. Nevicata
Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinerëo: gridi, suoni di vita più non salgono da la città ,
non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro, non d’amor la canzon ilare e di gioventù.
Da la torre di piazza roche per l’aëre le ore Gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.
Picchiano uccelli raminghi a�?vetri appannati: gli amici Spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.
In breve, o cari, in breve �?tu cà lmati, indomito cuore �?BR>Giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò. Nostalgia
LÃ in Maremma ove fiorio
La mia triste primavera,
La' rivola il pensier mio
Con i tuoni e la bufera:
La' nel cielo librarmi
La mia patria a riguardar,
Poi co'l tuon vo' sprofondarmi
Tra quei colli ed in quel mar. Sogno d'estate
Sognai, placide cose de' miei novelli anni sognai.
non piu' libri: la stanza da'l sole di luglio affocata,
rintronata da i carri rotolanti su 'l ciottolato
da la città , slargossi: sorgeanmi intorno i miei colli,
cari selvaggi colli che il giovane april rifioria. Traversando la Maremma Toscana Dolce paese, onde portai conforme
L'abito fiero e lo sdegnoso canto
E il petto ov'odio e amor mai non s'addorme,
pur ti riveggo e il cuor mi balza tanto.
(...)
Pace dicono al cuor le tue colline
Con le nebbie sfumanti e il verde piano
Ridente ne le pioggie mattutine. Egle
Stanno nel grigio verno pur d'edra e di lauro vestite ne l'Appia trista1 le ruinose tombe.
Passan pe 'l ciel turchino che stilla ancor da la pioggia avanti al sole lucide nubi bianche.
Egle, levato il capo vèr' quella serena promessa di primavera, guarda le nubi e il sole.
Guarda; e innanzi a la bella sua fronte più ancora che al sole ridon le nubi sopra le tombe antiche. Mezzogiorno alpino
Nel gran cerchio de l'alpi, su 'l granito squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti, regna sereno intenso ed infinito nel suo grande silenzio il mezzodÃ.
Pini ed abeti senza aura di venti si drizzano nel sol che gli penètra, sola garrisce in picciol suon di cetra l'acqua che tenue tra i sassi fluÃ. Il bove
T'amo pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,
O che al giogo inchinandoti contento
L'agil opra de l'uom grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi.
(....)
Edel grave occhio glauco entro l'austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde. |