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General : primavera
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 Message 1 of 6 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_Angela  (Original Message)Sent: 3/21/2008 7:04 PM

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"La parola è un'ala del silenzio..."

(P.Neruda)  

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 Message 2 of 6 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_AngelaSent: 3/26/2008 3:37 AM
 

 

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 Message 3 of 6 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_AngelaSent: 4/3/2008 2:35 PM
 

 

 

 

 

PRIMAVERA

 

 Paul Gardiner: Spring regrowth after Wilson's Prom fires.

La primavera è una delle quattro stagioni delle zone temperate.

Astronomicamente inizia con l'equinozio di primavera (il 21 marzo circa nell'emisfero nord, ed il 23 settembre nell'emisfero sud), e finisce con il solstizio d'estate (il 21 giugno circa nell'emisfero Nord ed il 21 dicembre nell'emisfero sud).

A fini pratici viene però considerata come la stagione comprendente i tre mesi di Marzo, Aprile e Maggio nell'emisfero Nord, o quella comprendente i mesi di Settembre, Ottobre e Novembre nell'emisfero Sud.

Nell'arte La primavera è il tema di molte composizioni di diverse discipline:

  • Nella musica:
    • La primavera è uno dei movimenti delle Quattro stagioni di Antonio Vivaldi
  • Nella pittura:
    • La primavera è un celeberrimo quadro di Sandro Botticelli.
  • Nella scultura:
    • La primavera è una statua allegorica di Benedetto Antelami
  • Nel calcio:
    • Il Primavera è un campionato di calcio italiano giovanile.

 Mark Hunter: When it did rain in Sydney, just two days worth, any young flower that caught the rain held onto it.

 

 

  • Nella musica:
    • La primavera è uno dei movimenti delle Quattro stagioni di Antonio Vivaldi

Le quattro stagioni è il titolo con cui sono noti i quattro concerti grossi per violino di Antonio Vivaldi (Op. 8, No 1-4).

Composti nel 1723, sono tra i più famosi concerti classici di tutti i tempi.

Ciascun concerto de "Le quattro stagioni" si divide in tre movimenti, secondo uno schema di due movimenti allegri e uno adagio in mezzo. Ogni concerto si riferisce ad una delle quattro stagioni: la "Primavera", l'"Estate", l'"Autunno" e l'"Inverno".

Primavera

La "Primavera" è un concerto in Mi maggiore per violino, archi e cembalo. I tre movimenti di cui consta la Primavera descrivono tre momenti della stagione: il canto degli uccelli (allegro), il riposo del pastore con il suo cane (largo) e la danza finale (allegro). Il violino solista rappresenta un pastore addormentato, le viole il latrato del suo fido cane mentre i restanti violini le foglie fruscianti.

Sonetto

Giunt' è la Primavera e festosetti
La Salutan gl'Augei con lieto canto,
E i fonti allo Spirar de' Zeffiretti
Con dolce mormorio Scorrono intanto:

Vengon' coprendo l'aer di nero amanto
E Lampi, e tuoni ad annunziarla eletti
Indi tacendo questi, gli Augelletti;
Tornan di nuovo al lor canoro incanto:

E quindi sul fiorito ameno prato
Al caro mormorio di fronde e piante
Dorme 'l Caprar col fido can a lato.

Di pastoral Zampogna al suon festante
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera all'apparir brillante.

 

  • Nella pittura:

La Primavera di Botticelli (1477-78)

Image:Primavera.jpg

 

Primavera di Giuseppe Arcimboldo (1563)

Image:Giuseppe Arcimboldo - Spring, 1573.jpg

 

Primavera di Pierre Auguste Cot (1873)

Image:1873 Pierre Auguste Cot - Spring.jpg

Guenièvre, Regina di Maggio di John Collier (1924)

 John Reeves: Canola Fields - Bright Yellow Flowers appear blanketing a rural landscape when driving through  Western Victoria, Australia

 

  • Nella poesia:

 

 John Reeves: Canola Fields - Bright Yellow Flowers appear blanketing a rural landscape when driving through  Western Victoria, Australia

 

  • Nella poesia:

 

 


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 Message 4 of 6 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_AngelaSent: 4/3/2008 2:35 PM
 

 

 

 

PRIMAVERA

 

Image:Tetsugakunomichi02.jpg

Image:Loewenzahnwiese tharandt mai 2006.jpg

 Frederick Burman: Sunlight and shade at Floriade 2005

 Sharon Howland-Black: Victoria

 Richard Evans: A tree frog

 Larney Grenfall: Caterpillar of Common Crow butterfly eating fig tree leaves

 Nick Stewart: Yellow and red spring bulbs

 Tracey Stewart: Two pink flowers with yellow centres

 Diane Philipson: Beetle on waterlily

 Mark Burdett: Early wildflowers taken during a geological survey conducted on Clareville Station,  180km north of Alice Springs

 

 

SPRING!

sign of spring

spring

Spring beach

i fiori silvestri - in primavera Prospettive

paesaggi a olio Prospettive

fiori primaverili sul prato Prospettive

nella NATURA -fiori-

 

 

 

 

 

 

 


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 Message 5 of 6 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_AngelaSent: 4/3/2008 2:36 PM
 

 

 

 

Alla primavera

Giacomo Leopardi

Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Ne' penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido de' venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea de' fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te de' mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso


Uccelli

Da "Onore del vero" di

Mario Luzi

il vento è un'aspra voce che ammonisce

per noi stuolo che a volte trova pace

e asilo sopra questi rami secchi.

E la schiera ripiglia il triste volo,

migra nel cuore dei monti, viola

scavato nel viola inesauribile,

miniera senza fondo dello spazio.

Il volo è lento, penetra a fatica

nell'azzurro che s'apre oltre l'azzurro,

nel tempo ch'è di là dal tempo; alcuni

mandano grida acute che precipitano

e nessuna parete ripercuote.

Che ci somiglia è il moto delle cime

nell'ora - quasi non si può pensare

né dire - quando su steli invisibili

tutt'intorno una PRIMAVERA strana

fiorisce in nuvole rade che il vento

pasce in un cielo o umido o bruciato

e la sorte della giornata è varia,

la grandine, la pioggia, la schiarita.

Principio di primavera

Juan Ramon Jimenez

Con il fiore ancora a terra
-oh rosso arboscello! -
mi tendeste, nel vento ancora freddo,
le braccia delicate.

Passero solitario

Giacomo Leopardi

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

fiori primaverili sul prato Prospettive


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 Message 6 of 6 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_AngelaSent: 4/3/2008 2:36 PM
 

 

La primavera e l'uomo

 

 

 

 

 

 

Proponiamo alcuni testi in cui ricorre il tema della primavera confrontata con la realtà degli uomini. Il confronto è per lo più motivo di riflessioni malinconiche, che rilevano l'inferiorità dell'uomo in generale, o di qualcuno in particolare, rispetto alla natura. Il motivo di questa inferiorità può essere la capacità della natura di rinnovarsi, di ritornare giovane, mentre l'uomo va inesorabilmente verso la morte: è il tema dell' ode oraziana IV, 7: F. Albani, Primavera (1617)

 

 

Diffugere nives, redeunt iam gramina campis

arboribusque comae;

mutat terra vices et decrescentia ripas

flumina praetereunt;

Gratia cum Nymphis geminisque sororibus audet

ducere nuda choros.

Immortalia ne speres, monet annus et almum

quae rapit hora diem.

Frigora mitescunt Zephyris, ver proterit aestas,

interitura simul

pomifer autumnus fruges effuderit, et mox

bruma recurrit iners.

Damna tamen celeres reparant caelestia lunae;

nos, ubi decidimus,

quo pater Aeneas, quo Tullus dives et Ancus, ,

pulvis et ombra sumus.

Quis scit an adiciant hodiernae crastina summae ,

tempora di superi?

Cuncta manus avidas fugient haeredis, amico

quae dederis animo.

Com semel occideris et de te splendida Minos ,

fecerit arbitria,

non Torquate genus, non te facundia, non te

restituet pietas.

Infernis neque enim tenebris Diana pudicum

liberat Hippolytum,

nec Lethaea valet Theseus abrumpere caro

vincola Pirithoo.

 

 

Il motivo è ripreso soggettivamente da G. Carducci nella poesia di Rime nuove scritta nel 1871 per il figlio Dante morto l'anno prima: non è tanto la natura in generale, ma una pianta particolare che si rinnova al tornare della bella stagione; ed è sul bambino che s'incentra la riflessione esistenziale. Tuttavia l'anafora tu ... tu richiama l'oraziano te ... te (v. 23) e il titolo inserisce il motivo personale in una tradizione più vasta.

 

 

 

PIANTO ANTICO

 

L'albero a cui tendevi

la pargoletta mano,

il verde melograno,

da�?bei vermigli fior,

 

 

nel muto orto solingo

rinverdì tutto or ora,

e giugno lo ristora

di luce e di calor.

 

 

Tu fior de la mia pianta

percossa e inaridita,

tu de l'inutil vita

estremo unico fior

 

 

sei ne la terra fredda,

sei ne la terra negra,

né il sol più ti rallegra

né ti risveglia amor.

 

 

Anche in una lirica di Quasimodo ritroviamo il contrasto espresso soggettivamente, ma il tema è assai più sfumato: l’albero si rinnova in primavera, mentre il poeta si "piega e secca", quasi sostituendosi all'albero nell'invecchiare (da Acque e terre, 1920-29)

 

ALBERO

Da te un'ombra si scioglie

che par morta la mia

se pure al moto oscilla

o rompe fresca acqua azzurrina

in riva all' Anapo, a cui tomo stasera

che mi spinse marzo lunare

già d'erbe ricco e d’ali.

 

Non solo d'ombra vivo,

ché terra e sole e dolce dono d'acqua

t’ha fatto nuova ogni fronda,

mentr’io mi piego e secco

e sul mio viso tocco la tua scorza.

 

 

Più frequentemente incontriamo il contrasto fra la positività della natura in primavera e la negatività della condizione in cui il poeta si trova, in genere a causa dell'amore infelice. Il tema ricorre in Ibico (fr. 5 P): a primavera la natura gode di riposo e frescura, negate invece al poeta (o alla persona a cui egli dà voce, visto che si tratta di un frammento di lirica corale):

 

 

Ãri mn a�?te Kudèniai

mhl…dej ¢rdÒmenai ∙o©n

™k potamîn, †na Parqšnwn

kÁpoj ¢k»ratoj, a�?t' o„nanq…dej

aÙxÒmenai skiero‹sin Øf' ›rnesin

o„naršoij qalšqoisin: ™moˆ d' œroj

oÙdem…an kat£koitoj éran.

te ØpÕ sterop©j flšgwn

Qrh…kioj Boršaj

¢…sswn par¦ KÚpridoj ¢zalš-

aij man…aisin ™remnÕj ¢qamb¾j

™gkratšwj pedÒqen ful£ssei

¹metšraj fršnaj

 

 

"A primavera i meli cotogni, irrigati dalle correnti dei fiumi, là dov' è il giardino incorrotto delle Vergini, e i fiorellini della vite, che crescono sotto gli ombrosi tralci ricchi di pampini, germogliano; per me invece Amore non riposa in nessuna stagione. E come il tracio Borea fiammeggiante per il fulmine, così, balzando dal grembo di Venere, con aride pazzie, cupo, indomabile, potentemente dal profondo tiene il mio cuore".

 

 

Nella poesia medioevale il contrasto fra la gioia diffusa nella natura a primavera e l'infelicità dell'amante è un tema frequentissimo. Riportiamo due brani di trovieri del XII secolo: la prima strofa di una canzone di Blondel de Nesle: Frans Snyder (1579-1657), Concerto di uccelli,

 

 

Li rosignous a noncié la nouvele

lai que la sesons du douz tens est venue,

que toute riens renest et renouvele,

que li pré sont couvert d'erbe menue.

Pour la seson qui se change et remue,

chascuns fors moi s'esjolst et revele.

Las! car si m'est changiee la merele

qu'on m'a geti en prison et en mue.

 

 

"L'usignolo ha annunciato la notizia che la stagione del dolce tempo è venuta, che ogni cosa rinasce e si rinnova, che i prati sono coperti d'erbetta. Per la stagione che cambia e muta, ciascuno tranne me gioisce e si rallegra. Ahimè! Giacché mi si è così cambiata la sorte che mi hanno gettato in prigione e in gabbia."

 

Ed ecco la strofa iniziale di una canzone del troviero Gace Brulé:

 

 

Quant voi la flor boutoner, .

qu'esclarcissent nuage,

et j'oi l'aloe chanter

du tens qui rassouage,

las! ne me puis conforter, - ,

qu'amours veut mon damage.

A celi me fait penser

qui me tient a outrage.

Ha! fins amis

morrai, ce m'est vis.

Ja voir n’en partirai vis:

trop m'a sourpris.

 

 

"Quando vedo i fiori mettere i boccioli, e i fiumi diventano trasparenti, e odo l’allodola cantare il tempo sereno, ahimè, non mi posso confortare, perché amore vuole la mia rovina. Mi fa pensare a colei che mi fa torto. Ah! cari amici, morirò, lo so bene. Non smetterò di vederla: troppo mi ha conquistato."

 

Il tema s'incontra in un sonetto del Petrarca in morte di Laura, che presenta un intreccio di motivi: al più evidente, il tema della gioia non condivisa, che l’apparenta ai testi dei trovieri, si aggiunge il tema della primavera come stagione degli amori, in contrasto con la solitudine del poeta, il tema del rinnovarsi della vita, mentre Laura è morta, e l'ulteriore amarezza della coincidenza fra la primavera e l'anniversario della morte (CCCX):

 

 

Zefiro torna e ’l bel tempo rimena

e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,

e garrir Progne e pianger Filomena,

e primavera candida e vermiglia;

 

 

ridono i prati e il ciel si rasserena,

Giove s’allegra di mirar sua figlia,

l’aria e l’acqua e la terra è d'amor piena,

ogni animal d’amar si riconsiglia.

 

 

Ma per me, lasso, tornano i più gravi

sospiri, che del cor profondo tragge

quella ch’al ciel se ne portò le chiavi,

 

 

e cantar augelletti e fiorir piagge

e ’n belle donne oneste atti soavi

sono un deserto e fere aspre e selvagge.

 

 

Esiste tuttavia anche una diversa soluzione del confronto fra l'uomo e la natura: l'amore felice fa cantare anche quando la natura è oppressa e resa muta dall'inverno. Troviamo questa inversione di tema in un'altra canzone di Gace Brulé (prima strofa):

 

 

Quant flors et glaiz et verdure s'esloigne,

que cil oisel n’osent un mot soner,

por la froidour chascuns doute et resoingne

jusqu’au beau temps que il suelent chanter,

je chanterai, que ne puis oblier

la bone amour dont Dex joie me doigne,

que de li sont et viennent mi penser.

 

 

"Quando i fiori e i giaggioli e la verzura se ne vanno e gli uccelli non osano emettere un suono, e per il freddo tutti esitano e temono fino alla bella stagione in cui sono soliti cantare, io canterò, perché non posso dimenticare l'amore, della cui gioia Dio mi renda degno: da lì derivano e vengono i miei pensieri".

 

 

A sua volta, la lirica provenzale conosce esempi di contrasto fra l’uomo e la natura gioiosa, ma anche esempi di coincidenza: citiamo le prime due strofe di una poesia di Arnaut de Maruelh (sec. XII-XIII):

 

 

Belli m'es quan lo vens m'alena

en abril ans qu' entre mais,

e tota la nueg serena

chanta.l rossinhols e.l jais;

quecx auzel en son lenguatge,

per la frescor del mati,

van menan joi d'agradatge,

com quecx ab sa par s'aizi.

 

E pus tota res terrena

s'alegra quan fuelha nais,

no.m puesc mudar no.m sovena

d’un’amor per qu’ieu sui jais;

per natur e per uzatge ' ,

me ve qu'ieu vas joi m'acri,

lai quan fai lo dous auratge

que.m reve lo cor aissi.

 

 

"È bello per me quando il vento soffia in aprile prima che cominci maggio, e per tutta la notte serena cantano l'usignolo e la ghiandaia; ogni uccello nel suo linguaggio, per la frescura del mattino, esprime la gioia e il gradimento, come chi è vicino alla sua compagna. E poiché ogni cosa terrena si rallegra quando nasce la foglia, non posso evitare di ricordarrni di un amore per cui sono felice; per natura e per abitudine vedo che mi accosto alla gioia quando spira la dolce brezza che così mi ravviva il cuore"

.

Anche Quasimodo in un’altra poesia di Acque e terre innova il tema, identificandosi con la natura che si rinnova invece di porsi in contrasto con essa:

 

 

SPECCHIO

 

Ed ecco sul tronco

si rompono gemme:

un verde più nuovo dell’erba

che il cuore riposa:

 

il tronco pareva già morto,

piegato sul botro.

 

E tutto mi sa di miracolo;

e sono quell’acqua di nube

che oggi rispecchia nei fossi

più azzurro il suo pezzo di cielo,

quel verde che spacca la scorza

che pure stanotte non c'era.


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