Le Stagioni Le nevi si disciolgono, tornano ai campi le erbe, agli alberi le chiome: muta il volto la terra, i fiumi rientrano nei margini. La Grazia con le Ninfe e le sorelle gemine ardisce nuda condurre a danza il coro. Non sperare in eterno, ti dice l'anno e l'ora che il giorno rapisce. Il vento di Zefiro è mite; l'estate, che dovrà pur morire, calpesta la primavera; e appena l'autunno ha versato i suoi frutti ricorre la bruma, inerte. Ma le fasi lunari veloci riparano i danni del cielo: e noi, una volta scesi giù dove stanno il padre Enea ed Anco e Tullio ricco, polvere siamo e ombra. E' ignoto se gli dei aggiungano il domani ai tuoi giorni. Tutto quello che avrai negato al tuo animo cadrà nelle mani avide dell'erede. Scomparso che tu sia ed abbia udito il decreto solenne di Minosse, non potrà la facondia, o Torquato, non la tua origine né la tua religione ridonarti la vita. Diana non può liberare dall'ombra il casto Ippolito, e Teseo tenta invano di spezzare all'amico Pirito le catene di Lete. Orazio (Carminum Lib. IV, 7-8) |