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 Message 8 of 13 in Discussion 
From: MSN Nickname©Nonna_Angela  in response to Message 7Sent: 11/11/2008 11:16 AM
 

 

 

     

 

 

L'amore è simile alla rosa di macchia

L'amore è simile alla rosa di macchia,
l'amicizia assomiglia all'agrifoglio:
l'agrifoglio è scuro quando la rosa fiorisce,
ma chi è più costante nella fioritura?

La rosa di macchia è odorosa in primavera,
i suoi fiori estivi profumano l'aria;
ma aspetta che torni l'inverno:
chi si ricorderà della rosa di macchia?

Disprezza allora l'inutile corona di rose
e ricopriti della lucentezza dell'agrifoglio
che - quando dicembre rattrista la tua fronte -
ancora sa mantener verde la tua ghirlanda.

Emily Brontë

                                                                                 

                                                                                   

 
 

  

 

 

                                                                                                                                                  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

La finestra della zingara

Sembra un palcoscenico
che ha per sfondo fantasie di velluto,
cotone, raso, fregi e nastri �?BR>Un’amabile noncuranza
ha sparpagliato i piatti banali, i rosari
e ha posto al centro
un vaso scuro dal collo stretto,
boccioli di rose di carta gialli e carnati, sfarzose
rose di carta rosse e aperte �?BR>Dietro il vetro, su rigide sedie
guardano passare i camion una vecchia
rozza imperiosa ornata
da una bandana, e una bella giovane
la sua bocca un’enorme rosa sprezzante �?BR>Il coraggio
di una retorica naturale lancia verso l’arida
Hudson Street un’occasione di poesia, una poesia
casuale che dà passione alle rose,
le rose nella finestra della zingara in un vaso
blu sembrano vere, irreali
come rose vere.
Disegni a inchiostro

nero su bianco bianco
non oscurità vaga
nero definito, nero concentrato
bianco cristallino
sartiame, una linea di terra
chiodi, fili metallici
linee vive, atti di linguaggio
costellazioni di nero
di contro a “vite non vissute�?(che passano
ripassano, languiscono
rinvigoriscono insensatamente)
energia, gioiosa, terribile, rara,
una speranza, tracciata dall’uomo.

La pianta della preghiera
(Maranta Leuconeura)

La pianta della preghiera anela
al buio, che avvolga e sollevi
le sue molte mani verdi
per parlare infine, con quel gesto;
come un timido credente,
nella solitudine, infine,
con che sollievo
si inginocchia per lodarti.
Un silenzio

Tra i suoi petali la rosa trattiene ancora
poche lacrime della pioggia mattutina
che
l’ha strappata dallo stelo.
In ciascuna
brilla una venatura di
luce rossa, più scura perfino
della rosa. Le rondini blu ardesia
dalla coda di Fenice si
inseguono, straniate
in una disperata speranza, volando intorno
al poroso vaso di argilla, scuro per
l’acqua che contiene. Il silenzio
circonda i fatti. Una lingua
ancora non parlata.

 

L’inizio della Sapienza

Proverbi 9.�?0

Mi hai portata fin qui.
So tante cose. Nomi, verbi, immagini. La mia
mente
trabocca, un cassetto che non si chiude.
Indenne tra i torturati. Ignara pergamena
intatta, soltanto qualche segno leggero,
dove lo scriba
ha provato la penna.
Sono così piccola, un granello di polvere che si
muove nel mondo immenso. Il mondo un granello
di polvere nell’universo.
Stai sostenendo
l’universo? Ti sostieni
sulla mia piccolezza. Come puoi afferrarla,
come mai non
scivola via?
So così poco.
Mi hai portata fin qui.

 
Originaria meraviglia

Passano i giorni e dimentico il mistero.
Problemi insolubili e problemi che offrono
le loro particolari soluzioni, ignorate,
si accalcano e vogliono la mia attenzione,
affollano la sua anticamera con una schiera
di distrazioni, cortigiane, con
vesti colorate, berretti a sonagli.
E poi
ancora una volta il quieto mistero
mi si presenta, il frastuono della folla
recede: il mistero
che ci sia qualcosa, una qualsiasi cosa,
per non parlare del cosmo, della gioia,
[della memoria, di tutto,
invece del vuoto: e che, Oh Signore,
Creatore, Santo, Tu ancora
un’ora dopo l’altra la sostieni.



                                      

 

                                      

                                                                                                                                                  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                      

 
 
 


 
 
       

                    

La carrozza di Jane

 

La carrozza di Jane si allontana!

Con occhi luminosi dentro il nero
delle colline brulle si avvicina
la carrozza di Jane, e la più seria
delle Fate bambine segue il fiero
contorno delle rocce, e prega Iddio.
Ha lasciato la Stanza dei Bambini,
dove fu sola, e Bessie, e la malvagia
Zia Reed, e la tristezza dei misteri.

Col cuore disperato e l'occhio pronto
ha gridato che è ingiusto, non si deve
tormentare, perché indifeso, un bimbo.
Chiama il mondo a difesa, Jane Eyre!
L'hanno svegliata! Verso punizioni
tremende va la bimba derelitta,
ma che importa! Al rigore più severo
si affida: meglio assai che l'ingiustizia.
(Va la carrozza intanto dentro il nero
fiume di fango, in fretta verso Lowood!)

Oh, assai triste Collegio di Lowood!

Tortura delle mani fredde e gonfie,
dei vestiti d'estate mentre nevica.
Le orazioni, la Bibbia, nel risveglio
delle sinistre camerate, i lunghi
tavoli della fame, e verghe e stracci
da applicare sul dorso. Elena Burns
che morivi contenta, e Mary Temple,
insegnante vestita di scarlatto!

Oh, assai triste Collegio di Lowood!

Come piangeva il vento di mattina!
Per le piccine niente caminetto,
ma la predica, e un giorno Jane Eyre
è processata, per menzogna, in classe.
Ma le viene in soccorso Elena Burns,
con uno sguardo unico. E la luna
tra le nubi scintilla, sulla pura
fronte che giunge della Direttrice.
Torna presto, carrozza del mistero,
ed annulla la strada di Lowood!

L'epidemia! La splendida campagna
di maggio: e tutto questo è già il Passato.
Cerca un posto la grave giovanetta;
timidamente invia la sua domanda
al solitario Araldo della Contea.
Risponde dopo un po' la Governante
della piccola Adele. Il Posto è pronto.
Fa il suo baule in fretta, Jane Eyre.

E' arrivata stanotte, Jane Eyre!

In questa Casa non c'è mai nessuno.
Il Padrone è lontano (un tipo strambo).
La signora Fairfax è dolce e buona,
ma insipida, e l'allieva una piccina
molto vana. Talvolta al Terzo Piano
sale Jane inquieta, e sente ridere.
In quelle stanze c'è un mistero, un Drago
(si direbbe) che beve molta birra.

Dolcemente passarono tre mesi!

Poi la lettera ad Hay, la luna fredda
dell'inverno, il sentiero delle rose
ora ghiacciato... Avvolta nel mantello
sosta la giovanetta allo steccato,
sosta severa tra le bacche rosse.
Ed i torrenti ascolta, dalla valle
tutti insieme, una musica di cose...
forse per altri... non per lei saranno.

Ma il cielo è verde e il cuore coraggioso.

Ed improvviso un rombo copre tutto!

Poi il cavallo, il signore, la caduta,
il suono dei metalli e gli occhi neri,
la pelliccia, lo sguardo, la tempesta
di parole che il cuore non osava
dall'infinito tempo: "Non vi lascio
solo, non posso, dentro la brughiera,
se non vedo che il passo è già sicuro
".
E già ferito è il cuore tutto lampi
del signore violento del maniero.

"Voi piuttosto... tornate a casa... E' tardi.
Abitate laggiù... Chi siete?... E' tardi
".

Nella sala il camino già risplende
immenso, e una candela ha Jane Eyre
per ritornare nella muta stanza.
Ma il cuore ora di stelle è una miniera,
segue dei fiocchi la diurna danza
l'indomani; la Casa ha vita, ora...
il signore è in ascolto, e Jane ascolta
dalla scala il signore del maniero.
Dalla scala di quercia il suono intende:

simile a un vento ardito or va or viene!

Oh, Thornfield nella lontananza!

Nevica! Adele nello Studio gioca
con il Cane; sferruzza la Signora
Governante in tinello; le cornacchie
vanno in silenzio dalla casa al bosco.
Talora egli la incontra. Ora sorride,
ora è scortese... Pensierosa è Jane,
e guarda in alto...suona al Terzo Piano
un riso atroce. E' il Drago del Maniero,
e ha dannato il signore. In guardia, Eyre,
Bambina delle Fate! E già riparte
col cuore a pezzi verso la brughiera.
E il signore è sparito, l'incantata
Thornfield è sparita, e solo resta
questa carrozza, e corre alla Brughiera,
e qui Jane abbandona. E' vinta, Jane,
non rivedrà la luna di gennaio,
ed il sentiero delle bacche rosse.
Non rivedrà colui che tanto amava.

Chi l'ha detto? Oh, Signore della luna,
dell'Universo (casa di Demoni),
splendi nel buio, salva la fanciulla
miracolosa, salva Jane Eyre!

"Ed uno apparve come uno stellato",
è scritto nel romanzo (dal tedesco);
sotto la pioggia appare il buon Pastore
John Rivers, e la guida nella casa
povera, ma piccina. Hannah il pane
prepara, e le signore accanto al fuoco
leggono nella Bibbia. Questa Jane
subito è cara. Che riposo il latte,
il lettino, le tenere canzoni.

E rivede - la bimba - le sorelle
della sua vita nera. E grande festa
si appresta, di Natale, in quelle stanze.
Le adorna. E ne debella la miseria
col denaro dell'Isola. Ma il cuore
lasciò alla luna di gennaio, al grande
splendore di quegli occhi irati e neri.
E lì vuole tornare, lì è la vita,
lì il dolore. E riparte Jane Eyre,
in carrozza, attraverso la brughiera.
Riparte per raggiungere il signore,
e calmarlo col riso del suo amore.

La carrozza si ferma. E' la Foresta
di Ferndean. Discende Jane Eyre,
e ritrova colui che l'ha ferita,
ferito nello sguardo e nella mano
che operò il male. E subito, in ginocchio,
accende il fuoco, e rapidi ritocchi
dà alla testa selvaggia. Edy sorride
di nuovo, è sano, in piedi, benedice,
con la sua fata, il Sole della vita!

E riparte di nuovo la carrozza
di Jane, e ancora tuona verso noi,
e si ferma, e riparte. E gli sportelli
sbattono. E Jane è qui. Come la vita!

Vieni, Jane. Soccorrici. Il signore
del tuo cuore non perdere, ma noi
aiuta aiuta aiuta dolce Jane!
Che la carrozza, bimba del coraggio,
sempre ritorni in questo mondo cupo,
che le luci compaiano e dispaiano,
rosso ricordo della fanciullezza
della speranza e della giovinezza.

Dolce Jane, ti sia fratello il cielo
con le sue stelle immense, e il vento e il fuoco
improvviso di case e di castelli.
Sempre Jane immortale tu soccorri
quanti fanciulli sono asserragliati
in carceri di neve, di terrore,
assediati da spettri e da solenne
solitudine, ed odio di stranieri.

Dolce Jane, alla luce di ogni inverno,
sali nella carrozza del mistero,
della purezza, l'animo e il coraggio,
e vieni a visitare la brughiera
del mondo. Siamo soli. Il vento geme
sopra l'arida terra; a nembi giunge
nel deserto l'azzurro del dolore
di fanciulli e di spiriti legati.

Ferma la tua carrozza, Jane Eyre!

Canto di ruote! Io qui nel libro leggo,
o il romanzo è caduto? Dormo? Veglio?
Che luna è questa, questo immenso chiaro?
Albeggia, forse? Sei tu dunque, Jane?

Dormo soltanto! E il canto si allontana!

                   (Una poetica sintesi di Jane Eyre)                          MIO PRIMO AMORE PALLIDO RAGAZZO
Mio primo amore, pallido ragazzo
una mattina calda: ancora ascolto
il battito del cuore nella gola,
ancora il male sento, il male - bene,
ancora nelle vene
passa il turbato ansare.
Dolore di uno sguardo
fanciullesco, piacere
che strazia di uno sguardo
indifferente sopra noi posato!
E fu breve la cosa. E presto uscita
sui verdi prati, avidamente il male -
bene pensavo, e quanto
l'avrei portato nel mio triste cuore.

                                                                            
                                                                                                                                                  

                                                                                                                                                                                      
 


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     re: setsssss web   MSN Nickname©Nonna_Angela  11/11/2008 11:38 AM