RIMINI - Natale 2005
Leggi del cuore e norme scritte
RANDAGI SCOMODI
Lo sguardo sensibile di un bambino scopre comportamenti virtuosi e cattiverie
di Clara Previato
- Hanno portato via la cucia del cane!
- Come sarebbe a dire?
- Non c'è più.
- Ma chi vuoi che sia interessato a una cuccia, nemmeno nuova, di un cane abbandonato?
- Non lo so, so solo che ieri c'era. Adesso è sparita.
- Ha dell'incredibile.
- Mi vesto e scendo in fretta prima di andare a scuola, chiederò alla vicina che sta fumando sul terrazzo. Lei sicuramente sa qualcosa, ha il balcone di fronte.
- Mi raccomando Lu, chiedi con garbo.
- Certo mamma, non mi conosci? Chiedo sempre per favore. Non è colpa mia se spesso la gente interpreta male le mie frasi, non essendo abituata a modi gentili e pensa di essere presa in giro.
- Dai, fila, va a sentire.
Fuori.
- Buongiorno, scusi�?BR>- Buongiorno, dica.
- Ha visto che non c'è più la cuccia del "nostro" randagino?
- Sì.
- Da quando non c'è più?
- Da ieri.
- A sì? e chi l'ha presa?
- Sono venuti dei ragazzi. Era la loro. L'hanno riportata via.
- Perché?
- Il padrone dell'edificio abbandonato non vuole. Ha paura di andare incontro a guai. Il cane è libero e va anche sulla strada provinciale.
- Capisco, ha paura che causi degli incidenti e se la prendano con lui?
- E' così.
- Povero randagio. Prima lo fermano con carezze e cibo. Poi lo accomodano con delle coperte. Lui si abitua ad essere coccolato e accettato. Poi gli portano un riparo, una cuccia decorosa per affrontare l'inverno. Decide di restare. E adesso…Qua nessuno lo ha trattato male. Io pensavo che fosse un cagnino che aspettava il ritorno del suo padrone, magari dall'ospedale; credevo fosse il fedele compagno di uno dei nuovi vicini che abitano nella via.
- No, è arrivato qua seguendo una cagnetta in calore. Ed è rimasto.
- E adesso?
- Devono venire a portarlo via, ma non viene mai nessuno.
- Povero piccolo, senza famiglia e senza casa, con questi freddi.
- E' così, lì non può stare. Nessuno se lo piglia.
Vero. Nemmeno io, anche se c'è dello scoperto intorno al condominio, posso fare come desidererei, per quieto vivere, per non aizzare egoismi e ripicche di vicinato che potrebbe fare il diavolo a quattro. Sicché, caro mio nuovo amico animale, adesso che mi ero abituato a vederti, pensando di darti da ora in poi anche io la mia parte di affetto, di cibo, di accoglienza, di carezze e di voce, resto senza parole e senza poter fare nulla.
Come mi piacerebbe andare alla protezione animali o da qualcun altro, non so chi, e chiedere se in questo caso la legge che obbliga di intestarsi un cane non possa fare eccezioni: io andrei perfino di casa in casa a raccogliere le firme per poterlo adottare tutti insieme noi del quartiere. Ma poi, in quale casa lo terremmo? Chi lo porterebbe dal veterinario all'occorrenza, chi gli farebbe il bagnetto e chi lo lascerebbe a ch, quando fosse costretto ad allontanarsi per viaggio o per malattia? Difficile dire, non siamo più solidali nemmeno fra di noi esseri umani, figuriamoci per un cane qualsiasi, con un capitò.
Non credo proprio che la legge sul randagismo ci permetta di avere una mascotte del rione che ti guarda mestamente, che risponde scodinzolando se lo chiami semplicemente Boby e che mangia senza fare lo schizzinoso qualunque sbobba calda o fredda gli porti.
Secondo me sarebbe bello potergli lasciare abitare quel cortile non recintato di quell'obbrobrio di casa disabitata da decenni, ma circondato da tanta gente che gli fa festa, gli dà da mangiare e bere, lo fa rientrare nel suo sguardo e in un angolo del proprio cuore. Questo bastardino nero, di mezza taglia, non più giovane, buono e silenzioso, senza pretese che la sua libertà da museruole, guinzagli, gabbie sta aspettando lo sfratto e non lo sa. E non dev'essere la prima volta, se nessuno è mai venuto a cercarlo fino qua.
Ma a chi chiedere di adottarlo? Vorrei fare qualcosa per lui, ma temo di fare peggio, cioè che vengano quelli delle istituzioni e lo portino al canile municipale, col destino triste segnato per sempre se nessuno va a reclamarlo.
Buon Natale, mettete le luci sugli alberi e alle ringhiere, fate i presepi, addobbate le porte di casa, portate i figli a fare la comunione e alle recite buoniste. E telefonate ancora ai padroni di case abbandonate per riferirgli che c'è un cane che sta occupando impunemente una fetta della loro proprietà. Non sia mai detto che dopo vent'anni vanti l'usucapione! Eccolo un animale che vi disturba entrando casualmente nei vostri giardini fiutando odori, passando per i cancelli che lasciate pigramente o sbadatamente aperti. Che non vi serve nemmeno da incolpare per qualche marachella che non ha compiuto. Che non vi fà da coscienza, se non l'avete mai avuta. Eccolo il Boby che sottolinea come siamo pervasi da egoismi e da una legalità applicata solo a cani non di razza, solitari, senza casa né famiglia. Povere bestie. Noi e loro.
Non mi resta che ritornare afflitto, come Boby, da dove sono venuto, con la coda fra le gambe.
Senza nemmeno la voglia di dire alla mamma cosa sta succedendo.