Carcere duro per chi commette eco-reati
Giunge felice alle mie orecchie una notizia
fresca fresca sulla futura punibilità dei crimini ambientali.
Io che sono un'arzdora romagnola, che nel mio piccolo
da anni non solo riciclo gli shopper di plastica, adopero
sporte di carta e di tela, che non brucio oggetti di plastica,
che non accendo il carbone per il barbecue,
tanto meno sotto le finestre altrui, che compro possibilmente
merci sfuse, che faccio una minuziosa raccolta differenziata
e vado periodicamente a consegnarla al centro ambiente
o isola ecologica o come in altro modo si chiami,
(confesso che è una bella solfa, benché un onere necessario),
che vado a fare la spesa a piedi o in bicicletta,
che insomma sto attenta a tante cose, per evitare per quanto mi è possibile
di aumentare la già alta dose di inquinamento,
spero proprio che gli abusi contro l'ambiente possano diventare reato.
Un provvedimento all'esame della Commissione
Giustizia della Camera dei Deputati, darà presto
riconoscimento di associazione mafiosa
("eco-mafia") a chi commette crimini contro l'ambiente,
come lo smaltimento illegale dei rifiuti.
(Genere di illecito, dicono i recenti dati ufficiali,
in testa alle violazioni ambientali degli italiani).
Chi li commetterà rischierà da 6 a 20 anni di carcere:
la misura dipenderà da come
verrà classificata la violazione: grave, gravissima o
eco-criminale.
Sì, avete letto bene, questa è la prospettiva per gli eco-reati
finora soggetti solo a semplici contravvenzioni