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Notiziando : chi ha interessi ambientalisti?
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From: MSN NicknameLa_voce_delle_onde  (Original Message)Sent: 3/13/2007 1:33 PM
stento a credere che sia possibile, che quanto scritto nero su bianco, pubblicato su un quotidiano nazionale, firmato da un docente in Chimica ambientale all'Università di Modena, sia vero! Sono ingenua? Credulona? In quanto credulona posso dunque anche lasciarmi affascinare e credere a tutto e al contrario di tutto, e dunque anche credere alle sirene ambientaliste!
Ma eccovi quanto Franco Battaglia scrive di seguito:
 
GLI INTERESSI AMBIENTALISTI DELLE ECOMAFIE 
di Franco Battaglia 
"Le associazioni ambientaliste dicono di avercela con le ecomafie. Io ho sempre sostenuto che le ecomafie sono esse stesse, e operano come le associazioni mafiose fanno. E non sono il solo: Il racket ambientale (21mo Secolo editore), è un disincantato libretto, già alla sua seconda edizione, del prof. Paolo Sequi, direttore dell’Istituto nazionale sperimentale per la nutrizione delle piante. Nella nostra società, osserva Sequi, vi è una consistente porzione di popolazione dedita ad attività produttive di essenziali beni di consumo, nell’agricoltura o nell’industria. Nel caso dell’agricoltura si producono beni di prima necessità per l’uomo, e chi vi è dedito svolge un’attività, appunto, primaria. Le attività industriali, dall’impresa artigianale alla grande industria, sono attività secondarie. Poi c’�?il terziario, che produce servizi, e a cui si dedica, oggi, la maggior parte di noi. Un’attività, questa, a volte altrettanto essenziale, a volte pleonastica, a volte, a dire il vero, proprio improduttiva. Ma persino chi svolge la parte improduttiva del terziario non deve nutrire sensi di colpa, visto che esiste anche un nuovo peculiare tipo di attività: quelle quaternarie.
Le attività quaternarie sono quelle che prendono a cuore, a volte con apprezzabile metodo scientifico, l’obiettivo di distruggere le altre attività. Non potendo presentare apertamente il loro volto, prima creano un problema, rigorosamente finto, e poi si presentano per risolverne altri, tra cui i preferiti sono quelli della protezione dell’ambiente da quel finto pericolo. Tipicamente, le attività quaternarie sono inventate per essere costosissime (“ad alto valore aggiunto�? ci dice chi a quelle attività si dedica), in modo da creare un indotto vasto, il più vasto possibile, che mantenga alti i consensi sulle azioni: i prodotti, ossia i risultati, possono (se non addirittura devono) essere irrilevanti. Le azioni delle attività quaternarie devono essere obbligatorie per legge, la cui trasgressione deve prevedere responsabilità penali. Se si prova a depenalizzarle ne consegue sempre un coro di proteste ben orchestrato. Esse, inoltre, devono essere assoggettate ad un regime autorizzatorio estremamente rigido. Un tale regime, non è difficile da intuire, ha la potenzialità di fruttare, mediante tecniche di incasso molto sofisticate, più introiti delle tangenti della mafia sugli appalti.
Ovunque nasce una nuova iniziativa o tecnologia che abbia anche il pregio di promettere nuovo benessere e, quindi, di godere i favori di un potenziale ampio mercato, ecco che piombano, come avvoltoi, le attività quaternarie. L’obiettivo ufficiale di molte attività quaternarie è, come detto, la protezione dell’ambiente. Il primo posto, quindi, tra coloro che sono dediti alle attività quaternarie, spetta alle associazioni cosiddette ambientaliste. Il secondo, a quelle sedicenti in difesa dei consumatori. Nel complesso, queste costituiscono il racket ambientale. Le ecomafie, appunto.
Tipico esempio di attività quaternaria è stata, appunto, quella di inserire bastoni tra le ruote della macchina delle grandi opere che il governo Berlusconi aveva avviato. Oppure l’invenzione, a opera dell’attuale ministro Pecoraro Scanio e collaboratori, dell’elettrosmog, un’inquinamento inesistente, che mirava a colpire le società di telefonia mobile e i loro ricchi proventi; e che il governo Prodi vuol far risorgere per mettere i propri tentacoli sulla ricca torta dell’interramento dei cavi di trasmissione dell’energia elettrica. Altro esempio: la Regione Emilia-Romagna conta di “bonificare�?oltre 1200 scuole ove sarebbe presente l’amianto. Una bonifica che - posso garantire - priva di alcuna giustificazione sia sanitaria che ambientale, è però un’altra ricca torta da spartirsi. D’altra parte, il motto è: piatto ricco mi ci ficco. Se i carabinieri ci guardassero bene, ne scoprirebbero delle belle. Per intanto, pare abbiano beccato con le mani nella marmellata un dirigente di Legambiente".
Franco Battaglia
Docente di Chimica ambientale
Università di Modena
(pubblicato su Il Giornale, 23 Maggio 2006)


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From: MSN NicknameLa_voce_delle_ondeSent: 3/13/2007 1:43 PM
e, ancora, azz non posso crederci! io stessa, volevo cambiare casa,
prenderne una autonoma anche sperduta - che importa se costa poco -per potervi installare pannelli solari così da fare la brava cittadina che inquina sempre meno, che risparmia e che può così anche andare ad abitare dove si non arriva il gas di città....
ora, leggete di seguito, non fatevi mancare niente!
 
IL GRANDE BLUFF DELL’ENERGIA SOLARE
di Franco Battaglia
"Credo di aver capito perché Prodi e Padoa Schioppa sono stati obbligati ad aumentare vieppiù le tasse: Alfonso Pecoraro Scanio si sarebbe messo in affari. Promuove egli la vendita di pannelli fotovoltaici (FV), che naturalmente �?nonostante gli aiuti che il ministro intende elargire da quando ha in mano il potere di amministrare il nostro denaro �?nessuno compra perché, anche se fossero gratis, continuano a essere proibitivi: i soli costi di installazione e manutenzione non valgono, neanche impercettibilmente, il risparmio energetico che ne consegue. Il ministro s’�?allora industriato e ha scritto a 8000 sindaci, suggerendo loro di installare quei pannelli sugli edifici pubblici e avvertendo che se non lo fanno “spontaneamente�?sarà il governo a imporre questa pazzia. Ed è una pazzia: installare tanti pannelli FV quanti ne occorrono per erogare 1 GW elettrico (il 2% del nostro fabbisogno) richiede una spesa di oltre 50 miliardi, cui bisogna aggiungere, pronto ad avviarsi quando il sole non brilla, un impianto convenzionale di pari potenza, (che costa mezzo miliardo se a gas, 1 miliardo se a carbone e 2 miliardi se nucleare). Se assumiamo che i pannelli FV mantengano immutata la loro efficienza per 30 generosi anni, il combustibile nucleare che si consumerebbe dopo 30 anni di esercizio di un reattore da 1 GW comporterebbe una spesa di meno di 1 miliardo. Insomma, per non spendere meno di 3 miliardi Pecoraro Scanio e il governo tutto si apprestano a spenderne più di 50. Capiamo ora tutti perché Prodi e Padoa Schioppa ci obbligano a queste elevate tasse: dobbiamo tutti pagare molto affinché i pochissimi amici di Pecoraro Scanio facciano i loro ricchissimi affari.
Se uno �?sfidando tutte le figure retoriche �?prova a chiedere ragione della pazzia, il ministro risponde candidamente che «quello del combustibile spento è un problema non risolto, le scorie nucleari sono pericolose per 100.000 anni, e sono una minaccia di proliferazione e un obbiettivo dei terroristi». Almeno così ha dichiarato in un’intervista televisiva a tale Cianciullo, un giornalista di Repubblica, il quale palesemente non capiva un’acca ma si adeguava in tutto.
Innanzitutto, cominciamo col dire che il combustibile nucleare spento non è un rifiuto: esso consiste per il 95% di uranio (l’elemento naturale di partenza) e per l�?% da plutonio, ed entrambi, se opportunamente riciclati, sono perfettamente utilizzabili come combustibile in reattori a ciclo chiuso. Il restante 4% è la componente energeticamente inutilizzabile: ma 3.5% contiene nuclidi che o sono stabili o dimezzano la propria attività ogni 24 ore, mentre 0.4% contiene nuclidi che dimezzano la propria attività in meno di 10 anni, per cui del combustibile spento meno dello 0.1% (principalmente stronzio-90 e cesio-137) dimezza la propria attività in circa 30 anni. In definitiva, è solo la componente energeticamente inutilizzabile del combustibile spento che va trattata come rifiuto e tenuta sotto controllo come già si fa ora, e per soli 100 anni circa e non per i 100.000 fantasticati da Pecoraro Scanio: se l’energia elettrica che ciascuno di noi consuma fosse tutta da fonte nucleare, le scorie annualmente prodotte da ciascuno di noi occuperebbero il volume di una tazzina di caffè, sono perfettamente gestibili, e quelle prodotte in 60 anni di nucleare non hanno mai fatto male a nessuno.
 
Secondo Pecoraro Scanio «i francesi usano il nucleare perché hanno la bomba atomica». Già, e usano i coltelli perché avevano la ghigliottina. Come le recenti cronache sull’Iran ci hanno informato, la verità è che è infinitamente più semplice ottenere il materiale esplosivo per una bomba da un impianto di arricchimento dell’uranio che non dal combustibile spento di un reattore commerciale. Né è pensabile che i terroristi possano avere il minimo interesse verso il combustibile spento: hanno obiettivi ben più facili da colpire, come il triste 11 settembre ci ha insegnato. Piuttosto, potessimo mai persuaderli a sottrarlo dai luoghi ove è conservato, avremmo trovato il modo per sbarazzarci di costoro.
Non c’�?nulla di non risolto nel problema della gestione del combustibile spento. L’unico problema è avere dei politici che, magari a prezzo di una manciata di voti, acconsentano che gli ingegneri facciano il lavoro necessario per curarsi responsabilmente di quelli che impropriamente vengono chiamati rifiuti nucleari. Il precedente governo, con grande e non apprezzato senso di responsabilità, ci aveva provato. Questo governo, però, incapace di affrontare il problema anche dei rifiuti ordinari in Campania, può almeno vantarsi che nel paese di Pecoraro Scanio, in Campania, sono installati più tetti FV che in qualunque altra parte d’Italia".
 
Franco Battaglia
Docente di Chimica ambientale
Università di Modena
(pubblicato su Il Giornale, 19 Gennaio 2007)