da La Padania online
L’allarme del Sap: «Stanno arrivando 100mila zingari»
di ALESSANDRO MONTANARI
Centomila zingari in arrivo. A lanciare l’allarme sulle effettive dimensioni dell’esodo verso l’Italia che l’allargamento dell’Unione Europea a Romania e Bulgaria finirà realisticamente per provocare è il Sindacato Autonomo di Polizia che, con una nota emessa dalla Segreteria Provinciale di Torino, rivolge un accorato appello “alle istituzioni locali, dal Comune alla Regione, affinché facciano sentire con forza la loro voce a Roma».
Con i tagli di spesa della Finanziaria e l’incombenza di questi nuovi ingressi, scrive il Sap, “la Polizia di Stato rischierà di dover alzare bandiera bianca e di non poter tutelare la sicurezza e la tranquillità dei cittadini, italiani o stranieri che siano�?
Stringi stringi, infatti, le categorie sociali che vivranno sulla loro pelle la “calata�?degli zingari sono essenzialmente due: i cittadini, che vedranno sorgere nuovi campi nomadi vicino alle proprie abitazioni, e le forze dell’ordine, che dovranno cercare di gestire l’ordine pubblico in una condizione di forte sottodimensionamento degli organici. «È una situazione da non sottovalutare - spiega Massimo Montebove della segreteria provinciale del Sap torinese -perché bisogna considerare che tra tutte le persone che giungeranno in Italia figureranno molti di quelli che vengono genericamente definiti indesiderati. I delinquenti, insomma. Di solito, infatti, i primi che partono sono proprio loro. Proprio per questo mi risulta che negli ultimi due mesi siano stati predisposti dei rafforzamenti dei servizi alla frontiera. Soprattutto in Veneto. Perché è vero che Lombardia e Piemonte saranno due tra le mete preferite dai nomadi, ma è anche vero che a subire il primo grosso impatto di questa ondata sarà il Veneto». E la mancanza di uomini, mezzi e risorse complicherà l’emergenza. «Non abbiamo lanciato questo allarme per fare inutile allarmismo - argomenta Montebove - ma perché c’�?un’obiettiva situazione di carenza in tutte le grandi città del Nord. Torino, Milano, Venezia e Padova sono quelle che accusano di più il problema. Mancano gli uomini e le volanti, e la Finanziaria, invece di stanziare i fondi necessari, ha tagliato le risorse a nostra disposizione del 5 per cento».
È in queste condizioni, insomma, che i grandi centri urbani del settentrione industriale si apprestano a fronteggiare un nuovo flusso d’immigrati che si declinerà più probabilmente in un problema di ordine pubblico che in un problema di integrazione sociale. L’esperienza del capoluogo piemontese, almeno, suggerisce questo. «Generalmente - conferma Montebove - queste persone fanno comunità a parte e quel che è peggio è che i nuovi arrivi confluiscono spesso in alcuni tra i campi più “caldi�?di Torino. Da questo punto di vista - conclude - penso che un incremento della microcriminalità sia inevitabile». Oltretutto l’innesto di nuove comunità nomadi nel territorio piemontese andrà a congestionare ulteriormente una provincia, quella di Torino, nella quale sorgono già quattro campi, uno dei quali dentro la cintura della città ed occupato proprio dai rom romeni. In tutta la regione, invece, gli accampamenti dei nomadi sono all’incirca una decina. Raccoglie l’appello del Sap torinese il leghista Roberto Cota che rimprovera al primo cittadino del capoluogo di essere rimasto l’unico a sottovalutare la questione: «Mentre i comuni di Roma e Milano sollevano il problema del rischio di un’invasione Rom - attacca l’esponente del Carroccio - il sindaco Chiamparino organizza brindisi in piazza a spese dei contribuenti»
In Lombardia, in effetti, la presenza dei nomadi è ancora più massiccia e visibile. Le cronache di questi giorni, ad esempio, hanno dato ampio risalto al duro braccio di ferro tra i cittadini e il sindaco di Opera per la costruzione di un nuovo accampamento e all’incendio che ha devastato il grande campo di Triboniano. Il segretario Provinciale del Sap milanese, Giuseppe Calderone, conferma che la presenza dei nomadi ha come epicentro l’hinterland del capoluogo ma aggiunge che il fenomeno ormai riguarda tutta la regione: «Sarà emergenza in tutta la Lombardia - pronostica Calderone -. È la regione più ricca d’Europa e questo ovviamente attira tanto le persone in cerca di lavoro quanto la criminalità». Peccato, però, che “la regione più ricca d’Europa�?non disponga di uomini e mezzi adeguati... «Non so come affronteremo questa emergenza - ammette il segretario del Sap -. Non abbiamo mezzi, non abbiamo vestiti, non abbiamo scarpe, non abbiamo benzina, non abbiamo soldi per pagare gli straordinari. La Finanziaria ha maltrattato la Polizia e queste sono le conseguenze». Conseguenze che ovviamente si ripercuoteranno sulla sicurezza degli onesti cittadini lombardi, per difendere i quali - si stima - occorrerebbero circa 1.500 uomini in più. Ma il problema non sta solo nella quantità di divise. La nuova ondata di stranieri dall’Est, infatti, richiede uno specifico percorso formativo. Anzi, avrebbe richiesto. «Non solo non siamo addestrati per capire la loro lingua - spiega infatti Calderone - ma non siamo nemmeno stati formati per contrastare le truffe tecnologiche, come la clonazione dei bancomat, di cui certe organizzazioni romene hanno dimostrato di essere esperte conoscitrici».
Dello stesso tenore i problemi del Veneto. Qui i nomadi hanno insediamenti nell’Alto Polesine, dove peraltro si sono integrati diventando stanziali, e a Padova, Vicenza, Schio, Treviso e Venezia. «L’invasione vera e propria dall’’Est - racconta Michele Dressadore, Segretario Regionale del Sap Veneto - noi del Triveneto l’avemmo ai tempi della guerra in Jugoslavia. E subito dopo fu un fiorire di comitati cittadini». Nelle zone dove queste comunità si stanziavano, infatti, aumentavano improvvisamente i furti. Ora quella stessa esasperazione è alla radice di due episodi che recentemente hanno destato l’attenzione della stampa nazionale: il “fossato di Schio�? dove un sindaco di centrosinistra ha fatto scavare un fossato di duecento metri per rendere un terreno inaccessibile alle roulotte, e del “muro di Padova�? dove un altro sindaco di centrosinistra ha fatto rizzare una palizzata di ferro di tre metri intorno a una via diventata luogo di spaccio e violenza. «Il caso di Schio e di Padova - commenta il segretario del Sap - fecero parlare del Veneto come della “terra delle barriere�? Ma sono episodi indicativi della sofferenza, e conseguentemente dell’insofferenza, dei cittadini verso questi gruppi di nomadi».
Colpa dei furti, rimarca Dressadore, che sposta poi l’attenzione su un altro aspetto legato alla stessa questione: «Come noto -spiega - i furti dei nomadi sono spesso perpetrati da minori. Questo sistema ora è stato copiato da altre organizzazioni delinquenziali dell’Est europeo che fanno arrivare in Italia minori non accompagnati, che non sono punibili né espellibili, per fargli commettere dei furti. Quel che è accaduto, insomma, è che l’esperienza dei rom ha fatto scuola presso i capi di altre organizzazioni criminali non rom e non nomadi».
[Data pubblicazione: 03/01/2007]