(c.p.) per ricordare una data ed un evento importante per l'Italia,
fissiamo qui per il futuro il nome del nostro
nuovo Presidente della Repubblica: di seguito un articolo,
scelto a caso fra tanti dell'edicola del giorno
da: Il Sole 24 Ore.com
POLITICA 11 maggio 2006
Napolitano al Colle chiude l'epoca dei conflitti ideologici
di Sara Bianchi
Adesso che Giorgio Napolitano sta per insediarsi alla presidenza della Repubblica, non è più possibile negare che nella politica italiana sia in corso un nuovo ciclo e un'epoca, quella datata negli anni della guerra fredda con i conflitti radicati nelle ragioni ideologiche di Urss da una parte e Usa dall'altra, sia superata.
È accaduto ora, dopo che il Presidente del Consiglio uscente ha concentrato buona parte della sua campagna elettorale agitando ancora lo spettro del comunismo al potere e invitando i suoi elettori a leggersi «il Libro nero del comunismo» per scoprire «che nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi».
La radicalizzazione dello scontro politico tra i due schieramenti ha prodotto di fatto il superamento di un vincolo, e questo è potuto avvenire grazie alla statura istituzionale di Giorgio Napolitano, riconosciuta in tutta Europa. Il Capo dello Stato eletto ha promesso: «Cercherò di contribuire a una maggiore serenità nella vita del Paese», e ha già sottolineato più volte che sarà il Presidente di tutti. La stampa estera non ha dubbi e racconta l'accaduto, quasi a un'unica voce: un «totem» che cade; la "conventio ad excludendum", filo rosso della storia dell'Italia del dopoguerra, che arriva al capolinea, più del giorno in cui Massimo D'Alema si insediò, non eletto, a Palazzo Chigi. Nulla da eccepire alla persona, sottolineando l'indubbio profilo istituzionale di Giorgio Napolitano, al di là e al di sopra di «appartenenze e convenienze» dei partiti.
Così, a breve nelle stanze quirinalizie, dopo democristiani e socialisti arriverà un ex comunista. Pier Ferdinando Casini ha subito inviato al Presidente eletto un messaggio di rallegramento e stima; Silvio Berlusconi lo ha invitato a dimostrare con i fatti la sua imparzialità e ha ricordato: «Non potevamo proprio votarlo, altrimenti avremmo legittimato la storia del Pci»; Gianfranco Fini si augura che Napolitano sia davvero il Presidente di tutti gli italiani, come Ciampi.
Dall'Unione parla Romano Prodi: «Mai vi è stato un Presidente della Repubblica che apparteneva prima al Pci e poi ai Ds e c'era stata una specie di comprensibilissima esclusione data la guerra fredda e i problemi del passato. Con l'elezione di un uomo addirittura incontestabile dal punto di vista dell'equilibrio democratico e però appartenente a questa storia, noi effettivamente chiudiamo un periodo e ne apriamo un altro. Bisogna tenerlo presente, perché dal punto di vista dell'unità del Paese é un passo in avanti molto forte. Oggettivamente». Sulla stessa scia le dichiarazioni di Piero Fassino: «È un giorno felice per l'Italia, un evento storico per il Paese per il profilo politico del nuovo Presidente. Con l'elezione di Napolitano si chiude ogni forma di pregiudizio, di diffidenza, di discriminazione nei confronti di chiunque venga da quella tradizione».
La partenza per il Governo Prodi ora può avvenire senza grosse frizioni. La lista dei ministri sarà pronta «nel momento in cui il presidente della Repubblica mi darà l'incarico» di formare il nuovo governo, promette il Professore. E aggiunge: «Prima di martedì o di mercoledì il Capo dello Stato non mi potrà dare l'incarico. In quel momento gliela presenterò».
Esce sicuramente rafforzato da questa partita Massimo D'Alema, che dopo aver rinunciato alla presidenza della Camera ha portato avanti la candidatura di Napolitano, sapendosi privare anche della possibilità di andare al Quirinale e, anzi, instradando i suoi nella nuova direzione. Sarà probabilmente vicepremier e Ministro degli Esteri, stessi incarichi che ha ricoperto nell'ultima parte della legislatura appena trascorsa Gianfranco Fini. Piero Fassino potrebbe decidere di rimanere al partito. Gli altri nomi che circolano per i ministeri sono sostanzialmente gli stessi di cui si parla ormai da qualche settimana: Rutelli vicepremier con possibile delega ai Beni Culturali, Arturo Parisi Ministro dell' Interno, Rosy Bindi all'Istruzione, Tommaso Padoa Schioppa all'Economia, Pierluigi Bersani alle Attività Produttive, Paolo Gentiloni alle Comunicazioni, Livia Turco alla Salute e, ora che Amato è rimasto escluso dalla partita del Colle, qualcuno lo indica come possibile Ministro della Giustizia, mentre Clemente Mastella potrebbe andare alla Difesa.