La Rimini imperiale fra il II e III secolo emerge dagli scavi emblatici di Palazzo Diotallevi, da cui proviene il mosaico
con scena di ingresso delle navi nel porto,
e da quello della domus del chirurgo di piazza Ferrari,
nota per l'eccezionale strumentario medico-chirurgico del suo proprietario, miracolosamente conservati nonostante l'incendio che la distrusse intorno alla metà del III secolo
sotto l'incalzare dei barbari.
Tra le macerie nascoste sotto quel crollo definitivo,
ha conservato e restituito, come una piccola Pompei, strutture, mosaici, intonaci, arredi, suppellettili, per offrire oggi una interessante fotografia della vita nella Rimini antica.
Ove ora è Palazzo Diotallevi, invece, sono emersi mosaici,
intonaci, sculture, vetri e ceramiche, oggetti in osso e bronzo.
Fra questi, un pavimento con decorazione geometrica
del vano N, identificato come triclinio invernale,
in mosaico policromo; una statua frammentaria in marmo
(prob. una copia di Policleto); una base di pietra con scena di schola.