Quando senti un veneto chiedere al fruttivendolo "1 kg di armeiini"
ti domandi cosa stia per comprare. E resti sorpreso, se non sei di quelle parti,
vedendo che sulla bilancia finiscono le albicocche.
Forse il termine, come il frutto proveniente dall'Armenia e dintorni, è arrivato chissà quando,
magari con le navi, grazie agli antichi commerci con l'oriente e il medio oriente della pregiata marineria veneziana.
L'albicocco più diffuso nelle aree cinese, centro-asiatica, iranocaucasica, infatti, è il Prunus armeniaca L. ( = Armeniaca vulgaris Lam.), pianta che in Italia si trova principalmente
nelle regioni meridionali.
Il suo nome è "al-barquq". Nella provincia riminese, le albicocche si chiamano
"al baracocli" o "baracocle", conservando dunque la memoria del nome nella lingua
di provenienza e non dell'origine geografica.
Il termine trova assonanza anche con un detto popolare, quando si vuol ammonire contro
gli sciupii ed invitare a non sprecare perché le scorte di cibo finiranno: "L'è vnu mench encha agli aneusi ma Baracoc" (=Sono venute a meno, cioè sono esaurite, anche le noci a Baracuc")