IL PANE DEL DISINCANTO
L’altro giorno stavo parlando del più e del meno con mia zia Giorgia, quando a un certo punto il discorso si è trasformato in domanda: <<Perché anche parlando la stessa lingua, tra noi umani c’�?sempre più incomprensione?>>. E�?sotto gli occhi di tutti che fraintendersi dà origine a dissidi, che possono progressivamente diventare liti furibonde, vendette, massacri, guerre. Il difficile è sapere come evitare tutto questo. Così abbiamo provato questa ipotesi: E se una delle cause principali fosse il linguaggio ed modo in cui lo utilizziamo, ovvero lo carichiamo di significati emotivi? Nel senso che ciascuno di noi attribuisce alle frasi e alle parole dette o scritte, lette o ascoltate. Nella capacità o incapacità reciproca di capire ciò che l’altro sta dicendo o riferendoci. E di elaborarne il senso nel verso giusto, anche ripensandoci. E di rispondere adeguatamente. Insomma, prendiamo il caso di italiani fra italiani, siamo sicuri di parlare la stessa lingua? Per esempio, quando “diciamo pane al pane�? non stiamo parlando del pane che sfama, da mettere in tavola, quanto piuttosto facendo esercizi verbali di sincerità, con cui affermare la nostra personale opinione, in modo fermo e talvolta crudo. Insomma, sappiamo sempre, oppure no, quanti significati ha una sola parola e quante parole possono essere utilizzate per dire la stessa cosa? E ancora, sappiamo capire tutte le sfumature di un discorso, arricchite dalle inflessioni con le quali le stesse parole vengono dette, le espressioni del viso e gli atteggiamenti che le accompagnano, il significato nascosto che hanno per noi? Per tornare al “pane�? Se sono dal fornaio è molto probabile che stia parlando di quello da mettere in tavola o per farne panini per la merenda. Però se non specifico il tipo, la fornaia o il negoziante possono vendermi a loro scelta del pane comune oppure condito oppure integrale, a pezzatura grande o piccola, lungo o tozzo, e così via. Se sono in cucina e devo impanare le cotolette, è possibile che chieda a mia figlia di grattugiare il pane raffermo o chieda a mio marito di passarmi il pangrattato. In questo caso il pane è qualcosa che riguarda l’arte culinaria e la nostra vita biologica. Questo termine di uso comune dà origine a tanti modi di dire, come ad esempio: “adesso sì che hai fatto il pane!�?(hai combinato un guaio, una marachella); “rendere pan per focaccia�?(rispondere a puntino ad un torto subito); “mettere a pane e acqua�?(incarcerare); “troverai pane per i tuoi denti�?(dovrai affrontare qualcuno o qualcosa di impegnativo). Ma in Chiesa durante la Santa Messa, o in altro ambiente cristiano, quella parola sarà sicuramente legata alla Carità, intendendosi cibo essenziale per i poveri da aiutare e di cui farsi carico. Ma dirà anche di quel nutrimento spirituale che è il Pane della Vita, simbolicamente assimilato attraverso l’Ostia consacrata. La parola pane dunque serve a dare nome a quella cosa fatta di acqua farina sale e lievito impastati e cotti in varie forme, che può anche assumere significato simbolico. Così è per tante altre. Se dico “albero�?ci viene in mente un albero qualsiasi e molto probabilmente ciascuno di noi ne ha una idea simile ma diversa. Ma se dico cipresso, il concetto di albero si precisa. E maggiormente se mi riferisco al pluricentenario cipresso di S. Francesco al Convento dei Frati, che possiamo pensare com’�?e dov’�?solo se siamo del posto e l’abbiamo visto, quanto meno in fotografia. Diversamente sarà difficile che qualcuno riesca ad azzeccarlo, disegnandolo nella propria mente identico a quello reale. Anche la parola albero può prestarsi a varie espressioni e modi di dire. Sono locuzioni più o meno comuni “albero della vita�? “albero genealogico�? “albero di trasmissione�? Gli esempi sarebbero infiniti. Ma non voglio annoiare. Certo è che nella comunicazione si tiene conto di molti aspetti della lingua e delle sue regole, grammaticali, di sintassi, semantiche. E non solo. Per di più ogni ambito o settore utilizza dei codici specialistici, che per la gente comune non sono facili da capire, a meno che non abbia avuto in precedenza una specifica preparazione. Siccome oggi il mondo è molto complesso e i linguaggi �?all’interno della stessa lingua e di una medesima cultura - sono tanti, è ovvio, e non solo probabile, che non tutti riusciamo a capire tutto. Anzi. Questo finisce per essere il nostro punto debole, perché lascia spazio alla possibilità di ingannarci da noi stessi, e, quel che è peggio, di lasciarci raggirare da parte di persone senza scrupoli, da chi ha interesse a veicolare certe notizie e di farcele pervenire in un certo modo allo scopo di manipolarci, per influenzare a loro piacimento le nostre menti e le nostre coscienze. Così magari da indurci in errore, mentre siamo convinti di essere nel giusto. Zia Giorgia ed io abbiamo concluso che più conosceremo i segreti dell’arte del comunicare tanto più saremo al riparo dalle suggestioni che ci arrivano dall’esterno: dai singoli, dai gruppi e più in generale dai mezzi di comunicazione di massa. In quando tali, questi ultimi sono strumenti ideali per la divulgazione delle notizie nel mondo, quelle vere, quelle tendenziose e quelle addirittura false. Ma siccome non è facile riconoscere chi ci sta correttamente informando e chi, invece, abbindolando, abbiamo deciso di aprire bene occhi e orecchie. E di suggerire ai nostri nipoti di studiare, leggere, imparare di tutto e di più, di non smettere di interrogarsi, di cercare di capire o di scoprire sempre chi e cosa c’�?dietro uno slogan, dietro una frase fatta, dietro un titolo o un articolo di giornale, chi ha detto e divulgato una storiella, chi e come viene trasmesso un racconto, una favola. Chi ha interesse a spettegolare o a testimoniare una situazione piuttosto che un’altra. Di indagare bene discorsi e dichiarazioni, non arrendendoci mai alla prima evidenza. Di faticare per comprendere, preferendo il disincanto della verità alle illusioni destinate ad infrangersi. Soprattutto di valutare tutti i significati possibili di frasi e parole, sia quelle espresse che quelle taciute ad arte. (Clara Previato) |