il seguito
Parlare di nuovo stile a proposito di valzer musette è quasi d'obbligo. La critica musicologica vi ha individuato un genere preciso, con sue caratteristiche inconfondibili. Molti studiosi francesi lo hanno definito valzer popolare, ponendolo in antitesi con il valzer solenne della corte napoleonica. C'è anche chi ha cercato di etichettare politicamente il valzer musette, facendolo passare come l'inno patriottico della Comune, o del Fronte popolare (1936), o delle lotte operaie che sfociavano nella occupazione delle fabbriche. Non condivido questa impostazione che, sinceramente, mi sembra una forzatura. Che il valzer musette fosse amato, cantato e fischiettato dal proletariato francese è un fatto incontestabile; ma tale abitudine non è riconducibile a motivazioni ideologiche. La spiegazione è più semplice:
La propensione delle persone (della gente umile) a canticchiare o a fischiettare si esplica sempre attraverso motivi orecchiabili e non troppo impegnativi. Tanto avvenne con il valzer musette, proprio grazie alla semplicità della sua architettura musicale e al suo contenuto poetico e intimistico. Si trattava di canzoni, più o meno famose (ricordiamo interpreti come Paul Delmet, Edith Piaf), in cui si parlava di vicende personali, liete o dolorose, e di stati d'animo tristi o gioiosi, sempre rigorosamente soggettivi. Non c'era traccia di dottrine politiche o di piattaforme rivendicative a sfondo economico_sociale.
Molti suonatori di valzer musette erano vagabondi che attraversavano le strade di Parigi e si fermavano nelle piazze ad allietare i passanti: curiosi ed appassionati di quel genere musicale si radunavano per apprezzare la qualità delle canzoni e dei relativi arrangiamenti. Non esiste un valzer musette fatto di sola musica. La parte cantata ne rappresenta l'essenza stessa. Il testo è una storia: di vita, d'amore, di miseria. Ogni testo è un'altra storia. Come pure, non esiste un valzer musette che non sia ballabile. La ballabilità è stata una costante ed una prerogativa di questo genere, al contrario di quanto avveniva per i grandi valzer viennesi, che sempre più diventavano musica da ascolto.
Nonostante le sue origini abbiano radici lontane (Alvernia, XIII secolo), il valzer musette è un prodotto tipicamente urbano, che si colloca in una posizione quasi mediana fra il valzer di Strauss padre, di natura rurale e campestre, e il valzer borghese_aristocratico di Johann Strauss figlio. I suoi precursori e antesignani furono i tipici emarginati della grande città, quella appunto in cui si andava trasformando Parigi agli inizi del '900.
Il successo della musette cominciò a consolidarsi nel 1920, esplodendo ai massimi livelli nel periodo 1940/1955. Questo genere resse fino agli inizi degli anni '60, supportato dalla fisarmonica, che nel corso degli anni diventò uno strumento sofisticato e tecnologicamente avanzato. Da Parigi, la moda di ballare il valzer musette si estese a molte regioni della Francia, nonchè in Austria, Germania, Italia. In Italia, specialmente nella regione Emilia/Romagna, la musette andò oltre la struttura del valzer: essa fu presto contaminata da figure di mazurca e di polca. In compenso, conquistò le piste da ballo, nelle pubbliche piazze e nelle grandi balere.
Con l'avvento delle mode americane e inglesi in fatto di musica e di ballo, negli anni sessanta iniziò la crisi della musette. Al ritmo ternario si sostituirono i ritmi binari e, con questi, si imposero danze rivoluzionarie (tipo il rock 'n' roll) che ebbero un grosso impatto sul pubblico giovanile.
Oggi il tempo binario continua a tenere banco, nelle discoteche e nei concerti. Ma il ritmo ternario conserva il suo fascino e continua ad occupare un proprio spazio nel panorama internazionale delle danze. Anche la musette sopravvive, e non solo in Francia.
Spesso, nei locali dove si balla, mi imbatto in orchestre che, dopo aver annunciato genericamente un valzer, eseguono il famoso brano DOMINò (di L. Ferrari). La musica cattura. Le parole anche. Sul ritmo malinconico e struggente, le coppie ballano il valzer... forse senza sapere che DOMINò è la 'musette' più bella di tutti i tempi.