TEATRO CORSO RIMINI
  mercoledì 14 marzo 2007 - ore 21
 Arlecchino servitore di due padroni 
 di Carlo Goldoni
 Compagnia “I Fratellini Bartoli, Cantarelli, Marcucci�?
 in coproduzione con la Compagnia Teatro di Verona e 
 l'Estate Teatrale Veronese con Marcello Bartoli, 
 Dario Cantarelli, Giorgio Bertan, Donatello Falchi, 
 Michela Martini, Antonio Merone, Michela Mocchiutti, 
 Roberto Petruzzelli e Lino Spadaro 
 per la regia di Giuseppe Emiliani.
Musiche: Pierluigi Pietroniro
 Scene, Costumi e le maschere: Graziano Gregori e Carla Teti 
  
 Nella locanda di Brighella, Clarice, figlia di Pantalone, 
 si fidanza con Silvio, figlio del Dottore, dopo la notizia della 
 morte di Federigo Rasponi (un uomo di affari di Torino 
 cui il padre l’aveva promessa) l’ha sciolta dall’impegno. 
 L’arrivo del redivivo Rasponi getta lo scompiglio: 
 solo Brighella riconosce nel guastafeste la sorella del 
 defunto Beatrice in quanto era stato fedele servitore dei 
 Rasponi e perciò tace .  Beatrice Rasponi, travestita da uomo, 
 è alla ricerca dell’amato Florindo, che è fuggito da Torino 
 dopo aver ucciso in duello Federigo. Anche Florindo è 
 alla locanda, in incognito: ma Arlecchino, servitore di 
 Beatrice si è fatto assumere anche da lui, così che fa vere 
 prodezze per servire entrambi e far sì che non si incontrino mai. 
 Smascherato Arlecchino, caduti i travestimenti, Florindo e Beatrice, 
 Silvio e Clarice, Arlecchino e Smeraldina (serva di Pantalone) 
 convolano a giuste nozze.
Arlecchino, maschera della Commedia dell’Arte forse di 
 origine francese (il nome potrebbe derivare da 
 Herlequin o Hellequin, il diavolo buffone della favolistica medievale), 
 questa maschera fece il suo ingresso nella Commedia dell’Arte 
 come servo o come “Zanni�? Arlecchino rappresentò il tipo del 
 servo ladro e bugiardo, comicamente idiota e ruffiano, in continua 
 lotta col padrone e unicamente preoccupato di placare la sua 
 insaziabile fame. Poi, nel corso della prima metà del XVII secolo, 
 Arlecchino si impose come la più popolare e simpatica delle 
 maschere in virtù delle varie caratterizzazioni che ne arricchirono e 
 ingentilirono la personalità: l’originaria parlata bergamasca si mutò 
 nel più dolce dialetto veneto; gli antichi rattoppi multicolori sul 
 tradizionale abito bianco degli zanni si stilizzarono in un disegno a 
 triangoli o losanghe dal ricercato effetto cromatico. 
Dal 1750 circa in avanti, Arlecchino subì, a opera degli autori colti che 
 lo introdussero nelle loro commedie divergenti interpretazioni: nel 
 teatro di Goldoni venne assumendo tratti realistici e finì per 
 identificarsi con il ruolo secondario del servo; nel teatro di 
 Carlo Gozzi, mondato di ogni eccesso e di ogni volgarità 
 assunse il carattere di ingenuo protagonista di buffe avventure, e 
 come tale trovò un suo secondo periodo d’oro nel teatro dei 
 burattini; nell�?opera di Marivaux, infine, si trasformò in un 
 Valet de chambre. Grandi interpreti della maschera di 
 Arlecchino furono Tristano Martinelli (?-1630), 
 Domenico Biancolelli (1646 ca. -1688), 
 Angelo Costantini (1654-1729), Evaristo Gherardi (1663-1700) e, 
 ai giorni nostri, Marcello Moretti (1910-1962), Ferruccio Soleri 
  (Fonte: Uff. Stampa P.P.)